UNA CULTURA DELITTUOSA
Il capro è lo straniero
Nella sconvolgente vicenda di Novi Ligure c’è un “particolare” (che particolare non è) della massima gravità, ma nessuno lo ha evidenziato. È stato giustamente stigmatizzato il comportamento di Lega e company, che subito avevano organizzato la caccia all’immigrato. Ma non abbiamo sentito da nessuno una riflessione (amarissima) sul fatto che quella povera disgraziata ragazza, probabilmente assassina, era comunque disposta ad accusare un innocente. Non ha detto che gli assalitori avevano il volto coperto, li ha raccontati a volto scoperto così da poterli “riconoscere”. E ha subito identificato d’impeto il primo albanese che le hanno fatto vedere. E non certo perché contasse di non essere creduta. Non so (anche se purtroppo sembra sia così) se abbia ucciso o lasciato uccidere il suo fratellino e sua madre. Ma so che non desiderava altro che fosse condannato un innocente. Uno che non le aveva fatto niente, verso il quale non poteva avere neppure la scusante (?) dell’odio che avrebbe potuto provare verso i familiari, anche se per motivi di una vuotezza agghiacciante. Non lo odiava: semplicemente non le importava niente dell’altro, chiunque fosse. Segno che la “cultura” del disprezzo per lo straniero è già stata accettata: abbiamo fornito un capro espiatorio sempre pronto e socialmente accettabile. Mi sembra quasi più grave ancora del delitto, se non altro per la indifferenza che ciò ha suscitato.

m.c.b.


 
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