“ESPERIMENTO” A VERCELLI |
Filosofia e teologia |
Filosofia e teologia, discipline stimolanti e di sicuro interesse, orizzonti mai scomparsi dalla prospettiva culturale neanche in questi ultimi laicissimi lustri. Ma fino a che punto così attraenti da dedicarci, per un anno intero, non lo spazio di un dibattito serale o di un convegno, e neppure quello di una settimana di amabili conferenze estive, ma un anno di lezioni, tre o quattro ore di fila, dal lunedì al sabato, dopo una mattinata a insegnare in un liceo o una giornata in ufficio? Il prof. Claudio Ciancio, ordinario di Filosofia teoretica, è riuscito, grazie anche alla collaborazione del Centro Studi Pareyson e al finanziamento di privati, nella difficile impresa di organizzare presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli un Corso di perfezionamento in filosofia e teologia, iniziato nell’ottobre e concluso a maggio. 330 ore di insegnamento, 13 discipline, professori non solo “di casa” e dall’ateneo di Torino, ma provenienti da Ferrara (Piero Stefani, storia del pensiero ebraico moderno), Roma (Paolo Ricca, pastore valdese, storia della teologia protestante), Fiesole (Armido Rizzi, filosofia e teologia), Novara (Giannino Piana, etica razionale ed etica teologica) e Milano (Paolo Branca, islam). Insegnanti d’eccezione, dunque, che essendo noi allievi un gruppo ristretto - ahimè, solo 4, un numero davvero troppo esiguo per un’iniziativa del genere! -, si sono resi molto disponibili, anche sotto il profilo umano, in una sorta di lungo seminario specialistico. Dove sta l’originalità del corso? È forse la prima volta in Piemonte (ma anche in Italia iniziative del genere si contano sulle dita delle mani - forse una) che si studiano a questo livello discipline teologiche in un’università statale, e non in seminario o comunque in università religiose. Quando invece è cosa assolutamente normale per es. in Germania. Pesa ancora fin troppo una sorta di doppio “veto”, laico ma anche ecclesiastico. Un “esperimento” riuscito, se devo dire la mia esperienza personale. La sfida era quella di rispondere al crescente interesse per il tema del rapporto tra filosofia e teologia sia in ambito filosofico sia in ambito teologico. Non nel senso di giungere a un supersistema, ma di camminare su un crinale che vede confluire filosofia e teologia. Anche sulla scia dell’ultimo Pareyson, maestro di alcuni dei nostri docenti, al quale non interessava tanto il Dio dei filosofi, ma un’ermeneutica dell’esperienza religiosa. Se c’è stato un nome che aleggiava sullo sfondo (e anche al centro) di molti insegnamenti era infatti proprio quello di Luigi Pareyson, del quale ci piace offrire come assaggio un passo proprio sul rapporto tra teologia e filosofia, tratto dalla sua opera postuma. «La differenza (schellinghiana, n.d.r.) tra le filosofie negative e la filosofia positiva potrebbe consistere in ciò, che le prime sono sistemi logici, coerenti e conclusi, ma vuoti e astratti in quanto meramente formali e ipotetici, mentre la filosofia positiva è ermeneutica, concreta, aperta ai sempre nuovi apporti dell’esperienza, ma condannata al rischio e all’angoscia dell’interpretazione ... Quest’ultima procedura l’ho proposta ... per conservare quel carattere polifonico e prospettivistico della storia della filosofia ch’è la condizione indispensabile d’un dibattito attuale e sempre aperto» (L. Pareyson, L’esperienza religiosa e la filosofia, in Ontologia della libertà, Einaudi 1995). Bella chiusa ermeneutica, in cui Pareyson - ci ha spiegato il prof. Perone - rimette in circolo il suo stesso pensiero, che voleva essere ben più che un’analisi razionale del Dio dei filosofi. Il prof. Perone, uno dei docenti, durante il corso ci aveva infatti non a caso disegnato un breve excursus sulla storia dell’ermeneutica e ha compiuto qualche affondo su Heidegger e i suoi esiti filosofici e teologici attraverso due coppie, rispettivamente Ricoeur/ Jungel e Bultmann/ Pareyson, tutti autori che si richiamano all’ermeneutica, per dare un’idea di come l’approccio ermeneutico possa essere fecondo per approfondire e mettere in campo il senso conservato nell’esperienza religiosa. “Teologia” e “filosofia” non differiscono dunque così radicalmente; si oppongono tra loro in base a un’opzione, ma non per ragioni disciplinari. C’è un richiamo tra filosofia e vita, ma allo stesso tempo una distanza che non è identità: la vita è infinitamente più ricca, e anche la filosofia è infinitamente più ricca. Tra loro corre una doppia trascendenza e sovrabbondanza dell’una rispetto all’altra. L’insieme prospettico può essere molto stimolante sia per il pensiero sia per la vita, lasciando entrambe in questa differenza che è un luogo più profondo che non si riduce né all’uno né all’altra. Fabrizio Demelas, Giuseppe Margara, |