AUGURI
La promessa delle stelline
Quando i nazisti occuparono la Norvegia, la psicoanalista svedese Stefi Pedersen fece da guida a un gruppo di profughi, tra i quali molti ragazzini, che nel cuore dell’inverno fuggivano attraverso le montagne che dividono la Norvegia dalla Svezia.

«Guardando per caso nel sacco di uno dei bambini, vide tra le poche povere cose che vi erano contenute una stellina d’argento, di quelle che si appendono all’albero di Natale. La prese in mano sorpresa, ma sentì su di sé lo sguardo imbarazzato del bambino, come se avesse tradito un suo prezioso segreto; allora, senza una parola, rimise la stellina nel sacco ... Guardò anche negli altri zaini e in tutti trovò decorazioni natalizie da pochi soldi, stelle e campane di cartone ricoperto di carta argentata. Erano quelle le cose che quei bambini (perlopiù di origine ebraica, ma di famiglie assimilate, che nel Natale celebravano non un evento religioso, ma una festa della famiglia e soprattutto una festa dei bambini) avevano scelto di portare con sé dalla Norvegia ... E quelle stelline da pochi soldi, simboli della felicità vissuta un tempo nelle loro case in compagnia dei loro cari, alleviavano il senso di solitudine e di impotenza e tenevano viva la speranza ... È questo, forse, il più profondo e più rassicurante significato del Natale, per i bambini: un ricordo capace di sostenerli nelle avversità, come lo fu per i piccoli profughi ebrei. La promessa contenuta
nelle loro stelline di carta d’argento parlava loro di speranza quando tutto il resto sembrava negarla» (da Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli).


 
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