LETTERE |
Un ripensamento globale |
Egregio direttore, molti si stupiscono che secondo il sondaggio condotto da Mannheimer un quarto o più degli italiani di sinistra siano contrari alla guerra degli Usa e comprendano in qualche misura le ragioni di Bin Laden. Sono sorpreso da questo stupore. Perché se è vero che Bin Laden è probabilmente spinto da obiettivi poco nobili e ha compiuto un’azione terroristica inaccettabile e bestiale, mi pare inconfutabile che la politica mondiale abbia bisogno di un ripensamento profondo e che gli Stati Uniti dovrebbero badare più agli interessi mondiali che ai propri. Siamo critici nei confronti degli Stati Uniti perché chi è democratico e ha raggiunto certi livelli umani e sociali deve trovare strumenti meno primitivi per farsi giustizia. Altrimenti si finisce per usare gli stessi mezzi di chi conosce solo le ragioni brutali della violenza. Questa è la legge del taglione e della vendetta, non della ragione. Gli Stati Uniti in Afghanistan si stanno comportando come se gli italiani, per stanare un mafioso in Sicilia, mettessero a ferro e fuoco l’isola. Ma non dovevano limitarsi a prendere Bin Laden e distruggere le sue basi? Invece assistiamo alla distruzione di un paese già poverissimo. Umberto De Vanna |