CAPITINI
Un’eresia ancora da scoprire
Ne «L’Indice dei libri del mese» dell’aprile dello scorso anno Angelo d’Orsi presentava Capitini come «uno scrittore sul quale grava una sorta di maledizione storiografica ed editoriale». Non si tratta, purtroppo, di una sentenza oltremisura allarmistica: la bibliografia capitiniana è, in larga parte, davvero sconfortante. Tanto più si deve ritenere piacevole segnalare che L’eresia di Aldo Capitini di Pietro Polito si colloca in essa come una sorta di ragguardevole opera prima. Difatti viene finalmente pubblicato un libro su Capitini che non si limita ad essere una generica ed affrettata introduzione alla sua figura e al suo pensiero, bensì un testo che possiede tutta la robustezza di un vero e proprio studio critico.

Con cadenza analitica, e attenta al dettaglio filologico, Polito ricostruisce, con soddisfacente rigore, l’insieme dei temi politici che intessono l’opera capitiniana, dagli esordi degli Elementi di un’esperienza religiosa al postumo Il potere di tutti: il liberalsocialismo, il pacifismo religioso, la nonviolenza, l’omnicrazia, l’obiezione di coscienza. Ispirandosi, par di capire, al metodo di Norberto Bobbio, di cui è allievo e collaboratore, Polito instaura un confronto serrato con i testi dell’autore – citati con dovizia a tratti persin eccessiva – e tenta di recuperarne le sottigliezze e le distinzioni in uno sforzo di approfondimento che, ripetiamolo, per un libro su Capitini risulta inusuale. Le pagine migliori scritte su di lui, infatti, si devono andare a cercare in articoli di riviste, introduzioni ai suoi libri, relazioni di convegno, più che in monografie vere e proprie. Bobbio, Borghi, Cesa, Martini, Carchia, Quinzio, lo stesso d’Orsi sono fra i pochi che hanno saputo, con interventi più o meno estesi, illuminarne il pensiero, aprire squarci sulla sua rilevanza storica, svelare suggestioni: e da loro, è opportuno ricordarlo, non potrà che partire qualsiasi futura ricerca su questo autore.

Peraltro anche L’eresia di Aldo Capitini fa capo ad un corpus di brevi saggi che Pietro Polito è andato scrivendo e pubblicando tra il 1988 e il 1999, e dunque già noti a quanti di Capitini si occupano; saggi che l’autore ha rielaborato in occasione dell’uscita del libro, facendoli precedere da un capitolo introduttivo – di molto ampliato rispetto alla versione originaria – che colloca l’intera vita di Capitini e la sua opera sullo sfondo di tre scelte cardine: quella antifascista, quella religiosa e quella nonviolenta. Completa il volume uno strumento senza dubbio utile a quanti intenderanno affrontare coscienziosamente lo studio di questo esemplare nonviolento: ovvero un importante approfondimento bibliografico scandito per temi, imperniato su di un itinerario ragionato attraverso le opere e un’articolata bibliografia secondaria (sono però sfuggite a Polito le rilevanti pagine di Mario Dal Pra sull’esperienza religiosa).

Se è dunque vero che il pensiero di Capitini resta ancora un corpo in gran parte estraneo alla 
cultura italiana, è forse proprio in quell’“eresia” riportata nel titolo che possiamo intravedere il principale motivo di questa mancata assimilazione. Una, a tratti vertiginosa, commistione di politica e religione, di filosofare laico e di ispirazione evangelica è il cuore di questa eresia, come ha colto lo stesso Polito. Certo, di primo acchito si può pensare che si tratti di una commistione in cui può facilmente insinuarsi un germe totalitario – d’altronde, si sa, un seguace può sempre aprirsi una strada verso qualsiasi forzatura. Ma in Capitini questa teoria politico-religiosa è in primo luogo proprio il sintomo di un’acuta predisposizione ad individuare e a sradicare i semi di ogni totalitarismo possibile. Le opere di Capitini possono certamente leggersi come un accurato catalogo che ci insegna a riconoscere l’annidarsi della violenza anche dietro ad insospettabili maschere. Ma il suo è soprattutto un tentativo, dalle grandiose proporzioni, di avvicinare poli opposti del patrimonio culturale occidentale, nello sforzo di incanalarli – ma non hegelianamente superarli – in direzione di una rivelazione unitaria: quella della nonviolenza.

Tutto in Capitini però affiora nella luce di un’opzione religiosa, che a testimoniare basta il titolo di molte sue opere: una visione che, non si può non dirlo, intende il tempo in una prospettiva radicalmente escatologica. Forse per questo l’opera di questo laico-religioso che si occupa di tutte le stringenti contingenze politiche, che si batte per la laicità della Scuola e dello Stato, ma al tempo stesso attende la «trasformazione del corpo e dell’universo» e usa in abbondanza l’aggettivo «profetico», continua ad essere vista come un bizzarro groviglio che, nei propositi dei numerosi pacifisti sordi a tutto ciò che non ha l’aria di un diretto richiamo alla prassi, va epurata dalle sue fumisterie e ridotta ad uno scarno manuale di nonviolenza. E invece agli occhi dei seguaci è circondata di ceri votivi e adorata con integrale devozione, anche senza intenderla realmente, mentre a tutti gli altri si direbbe lecito accantonarla e ignorarla. E così a questo affascinante plurieretico – eretico kantiano, hegeliano, marxista, cristiano – è toccato assai di rado di essere semplicemente studiato o letto. Polito lo ha fatto, ed ha cercato di esplicitare questa eresia politico-religiosa rimanendo in prevalenza sul versante politico. Mancano purtroppo analoghi studi che la affrontino a partire dal terreno strettamente filosofico e religioso, come manca una biografia di ampie proporzioni che ricostruisca con accuratezza la sua complessa vicenda storica e culturale, sfruttando, come mai si è fatto, l’imponente documentazione raccolta all’Archivio di Stato di Perugia, e manca infine un’edizione critica delle opere di Capitini, che al momento non godono nemmeno di una facile reperibilità: queste, per quanto attiene agli studi capitiniani, mi paiono le urgenze maggiori.

Massimiliano Fortuna

• Pietro Polito, L’eresia di Aldo Capitini, prefazione di Norberto Bobbio, Stylos, Aosta 2001, p. 199, L. 28.000 (si può contattare l’Editore al n. 0165230418, tel./fax; o tramite e-mail: ).


 
[ Indice ] [ Sommario ] [ Archivio ] [ Pagina principale ]