SCALFARO SULL’ARTICOLO 11
Alleanza non è sudditanza

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento che Oscar Luigi Scalfaro ha pronunciato a Roma, Palazzo Marini, il 15 gennaio sull’articolo 11 della Costituzione insieme con Pietro Ingrao. È stata redatta da Enrico Peyretti sulla base dei suoi appunti.

Mi associo all’invito che Ingrao ha rivolto ai parlamentari (che portino la domanda di questa sala nelle altre sale più grandi e solenni di questo Parlamento). È strano che nel 2003 ci si ponga questo interrogativo: guerra o non guerra?

Le vere domande da porsi sono: cosa pensiamo noi della guerra? Cosa ne pensano quelli che devono decidere? Siamo convinti che è un male assoluto, senza eccezioni? La guerra è contro la persona umana, è per la distruzione, anzitutto dei più indifesi. Il raziocinio qualifica l’uomo. Dunque: dialogo, trattare, discutere, convincere. Rinunciare al raziocinio in favore dei muscoli è un degrado.

Le alleanze sono un movimento naturale, nel desiderio di unione per essere più forti in tutti i campi, anche nella sicurezza, ma a condizione che siamo su posizioni di parità. Se vi è uno in posizione di dominio, questa non è un’alleanza. E se qualcuno accetta il dominio senza discutere, in sudditanza imposta e accettata, questa non è alleanza. A volte, la sudditanza scelta come prova di fedeltà e amicizia è il massimo degrado.

Abbiamo il dovere, come alleati, di far sentire la nostra voce. Anche se una imbecillità non nuova, dice: «Allora, tu non sei amico degli Stati Uniti!». Con forza adolescenziale è stato detto: «Io sono amico di Bush!». In Senato, usando sei degli otto minuti che mi erano concessi, dissi: «Constatata la realtà dei fatti, dico a Lei, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, che è suo compito far vivere insieme pace e alleanze». Feci anche gli auguri, perché gli interessi della Patria superano le parti politiche. Ci fu un gesto dal banco del governo non benevolo, non educato.

L’Italia ebbe una volontà politica di pace subito dopo la seconda guerra mondiale, guerra atroce, nella quale per la prima volta i morti civili furono più numerosi dei morti militari. Dimenticare questo è un problema di competenza del ministero della sanità! De Gasperi scelse la pace internazionale, l’Europa, la Nato, così come diede la preferenza alla collaborazione democratica interna. I profeti dell’Europa avevano questa fede: solo un’Europa politica sconfiggerà la guerra.

Il popolo statunitense giovane, democratico, può sbagliare. La nostra alleanza con gli Stati Uniti è un punto fermo, ma non può macchiare la dignità del nostro paese.

L’articolo 11 della Costituzione: io l’ho votato. La discussione fu breve, il 24 marzo 1947. Tutti eravamo usciti dalla tragedia della guerra. Nessuno fu contrario a quel no alla guerra. «Ripudia» è un termine scultoreo, non ammette incertezze. È un articolo profetico. Il no è alla guerra di aggressione, naturalmente, e anche alla guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie. La guerra non risolve. L’Italia «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». Le organizzazioni internazionali sono solo per la pace. L’Onu è nata solo per la pace.

Una valutazione giuridica: l’art. 11 consente solo una guerra di legittima difesa, unica ipotesi di guerra legittima. La legittima difesa è un istituto giuridico che non può essere inventato dal politico. Occorre che l’offesa sia in atto e che ci sia proporzione tra offesa e difesa.

Ci sono casi di intervento obbligatorio: la difesa di un debole. Se un popolo rischia di perdere i suoi diritti, lo Stato deve darsi da fare. La pace è un diritto. È legittima la difesa da un’aggressione non solo a me, le alleanze mi impegnano a difendere i miei alleati. 

Mi sono state fatte alcune obiezioni. Gli accordi firmati superano l’art. 11. Ma quali accordi? Semmai dobbiamo avvertire gli alleati che tale accordo non può superare l’art. 11. Da quale cranio può mai venire questa obiezione? Altra obiezione: l’art. 11 è andato in desuetudine. Allora, anche l’art. 21 (la libertà di manifestare il proprio pensiero) può andare in desuetudine? Certo, chi non ha pensiero non se ne accorgerebbe.

Oggi c’è in Parlamento un irrefrenabile desiderio di riforme. Che si parli invece di questi problemi davvero gravi! I casi precedenti erano già più discutibili. Ma oggi si tratta di una ostinazione del Presidente Bush. Bush padre mi parve un grande manager dello Stato. Questo figlio è nato faticosamente... La forza dell’uomo è dentro l’uomo. Quando ha bisogno di un supporto esterno, allora è debole.

Se posso spostare la data della guerra non sono l’aggredito. Solo chi attacca decide il tempo. Infatti, tale è la guerra preventiva.

L’art. 11 è vivo e vitale, è nostro dovere applicarlo e guai a chi lo calpesta. Non c’è spazio nel cervello per la guerra preventiva che è identica alla guerra di aggressione. 

Ma se decide il Consiglio di Sicurezza? Spero tanto che non approvino mai la guerra preventiva. Ma se l’approvassero, noi dobbiamo essere fermi sul no, per rispettare l’art. 11.

Questo articolo ci consente azioni di solidarietà. Ma sugli alpini in Afghanistan sono incerto. 

Dopo l’11 settembre abbiamo dato una solidarietà immediata agli Stati Uniti. Ma Bush ha annunziato la volontà di fare la guerra. Il nostro Presidente del Consiglio ha dato la sensazione di privatizzare e personalizzare la politica estera: questo è inaccettabile! Diciamo il nostro no fermo e la decisa richiesta di parità. Si dice: saremo isolati! È uno spauracchio inutile. Quando si lotta per dei principi ci vuole coraggio.

No totale alla guerra!

Impegno a non calpestare la Costituzione!
 


 
 
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