ECHI EVANGELICI
Dio ingiusto

La stessa indignazione per il male – che pure dobbiamo sentire, e forte – può renderci complici del male. Odiare Satana è diventare Satana. L’incontro col male o fa scoprire e sposare il bene, o è l’abisso che attira nel suo ventre e riusa le vittime come suo strumento, le digerisce e le defeca infettando l’ambiente, come gli animali segnano la conquista del territorio con i loro escrementi. Il problema è amare anche il male, non solo il nemico, per redimerlo. Dio è bene, perciò fa bene al male. È buono coi giusti e con gli ingiusti. È un Dio che viola le regole della nostra giustizia e manca al dovere giustiziere che noi assegniamo alla divinità.

Opporsi davvero al male è essere diversi, è sconfinare nell’amore infinito. Amare senza giudicare. L’amore può rimproverare, ma non regge al condannare. Perciò, tu non resistere al malvagio, non entrare nel suo gioco di condanna. Chi giudica è giudicato, è già colpevole. Si pone al di sopra del male, mentre è dentro il male, ha il male dentro. Dio si sottopone al male. Lo prende su di sé, come cosa di cui aver cura. Non viene a giudicare ma a salvare. Non viene per i giusti ma per i peccatori. Rende vita la morte sottomettendosi alla morte. Non avrai bene senza accettare il male. L’amore, non il giudizio, lo trasformerà se lo accetterà.

Sopra Caino c’è il segno di Dio. Dio protegge Caino: ha tolto la vita ad Abele, ma Dio sancisce il suo diritto alla vita. Ha il diritto che non ha rispettato: gli uomini glielo negano, Dio glielo assicura. Dio ama Caino perché ha fatto male, dunque ha bisogno di amore. Tu ama chi ti colpisce, perché lui non ha amore. Tu gli sei debitore di amore, perché lui è povero, e tu pure, ma tu hai intuito questa verità buona. Amare il male altrui perché è di altri, più del bene proprio perché è proprio. L’amore è la priorità di Altri, comunque, senza giudizio. L’amore non giudica. Amare non dipende dal merito dell’oggetto, ma dalla ricchezza donativa del soggetto.

Amabile è parola da bandire, perché suppone il non amabile. Il non amabile è amando come l’amabile, anzi di più perché non è amabile. L’amore è bene se si perde, se abbraccia e si immerge nel male, come Dio nell’umanità peccatrice. Soltanto l’amore sprecato è amore. Attende reciprocità, perché ogni amore è anche un grido di povertà, non è elargizione signorile, ma non consiste nel trovare il contraccambio, consiste nel puro dare, senza includere il contraccambio nel suo bilancio di previsione. Non pone condizioni. L’amore è perdizione, muore nell’amato, così lo salva, solo così è salvo. Chi vuole salvare la sua vita la perde, chi la perde la salva.

Al confronto con questa verità di amore, ci riconosciamo peccatori, ci teniamo umili e lontani, come il pubblicano nel tempio, e solo così ci sappiamo perdonati, ci sappiamo amati, conosciamo su di noi l’amore che prende su di sé il male e così lo toglie. Non posso sapermi amato se non mi so peccatore, non amabile. E quindi l’amore ci chiede, anzi ci pone nell’atto di fare altrettanto. Qui non si tratta più di una mia esaltazione etica, titanica, eroica, cioè velleitaria. Si tratta di una illuminazione umilmente ricevuta e accolta su ciò che chiamiamo male e bene, per lo più sezionando a nostro arbitrio e uso la realtà preziosa. Non sradicate il grano con la zizzania, fino al giorno che sarà resa chiara la differenza.

E.P.
 


 
 
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