Due case, due lavatrici

In un passaggio del film Casomai, il prete che celebra in modo singolare il matrimonio dei protagonisti dice una verità fulminante: «La felicità è eversiva». Quale felicità? Ed eversiva di cosa?

Nel film di D’Alatri (che non a caso nasce come regista di pubblicità) la felicità di coppia e di famiglia è insidiata da molti fattori: la mancanza di un ambiente umano (famiglie di origine, amici) adeguato, i ritmi di lavoro, una legislazione che paradossalmente invita a dividersi piuttosto che restare uniti (graduatorie per i servizi sociali, tassazione...).

Il prete però individua un livello più profondo: la felicità nelle relazioni umane è sottotiro perché non “rende” economicamente. Il mercato certo se ne avvantaggia: «due case, due lavatrici, due dentifrici». Oltre alla galassia delle persone che in modo più o meno diretto beneficiano dello scontro tra i due. E, soprattutto, una constatazione: chi è infelice acquista. Cerca negli oggetti e nella moltiplicazione delle esperienze una compensazione, una via per uscire o alleviare la propria sofferenza. Chi è felice, invece, è meno interessante per il marketing: essere in ricca e profonda relazione con il partner, con i figli, con gli amici, riempie la vita e rende meno compulsiva la ricerca di «oggetti» sostitutivi.

Sì, dobbiamo avere il coraggio di dirlo anche noi: la felicità può diventare eversiva del marketing.
 


 
 
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