PENA DI MORTE
Una splendida notizia dagli Usa

Gli Stati Uniti occupano le prime pagine dei nostri quotidiani, da troppi mesi, con notizie lugubri di guerre minacciate o già in atto. Sono notizie che riversano crescenti ondate di dolore e sconforto nel nostro animo.

Apprendiamo perciò con una gioia particolare la storica decisione di George H. Ryan, governatore uscente dell’Illinois, di commutare in blocco tutte le condanne capitali pendenti nel suo stato. Quattro detenuti innocenti, che furono torturati dalla polizia per estorcere ammissioni di colpa, sono stati da lui graziati il 10 gennaio. Il giorno dopo è stata resa nota la commutazione delle condanne capitali di 163 uomini e 4 donne. Per tre detenuti Ryan ha decretato il carcere con possibilità di uscita sulla parola. Per gli altri la condanna capitale è stata commutata in ergastolo.

Questa decisione ha fatto seguito alla moratoria delle esecuzioni imposta da George Ryan all’inizio del 2000. Egli era infatti stato colpito dall’esonero di 13 condannati a morte – riconosciuti innocenti spesso in maniera fortunosa e all’ultimo momento, magari per un’inchiesta condotta da studenti di giornalismo – a fronte delle 12 esecuzioni effettuate nell’ultimo quarto di secolo in Illinois.

Preoccupato da questo inquietante e stridente confronto di cifre, il governatore Ryan non si era limitato al rifiuto di firmare ordini di esecuzione, ma aveva anche istituito una Commissione di studio con l’incarico di individuare dei correttivi per emendare il sistema ed evitare che venissero condannati ed uccisi degli innocenti. «Fino a che non sarò sicuro che chiunque venga condannato a morte in Illinois è certamente colpevole, fino a che non avrò la certezza morale che mai un uomo o una donna innocente rischi l’iniezione letale – aveva assicurato Ryan – nessuno si troverà in tale condizione».

Nell’aprile 2002 la Commissione istituita dal Governatore ha concluso i lavori e ha suggerito 85 emendamenti da apportare al sistema della pena di morte per renderlo meno ingiusto. Si tratta di restrizioni che - se applicate - renderebbero assai difficile arrivare ad una condanna a morte. Si comincia col suggerire una forte riduzione dei crimini passibili di pena capitale, si chiede di esentare i minorati mentali, si toglie il valore di prova determinante alla deposizione di un complice, di un informatore detenuto, di un singolo testimone oculare, si propone di video-registrare gli interrogatori e le confessioni che avvengono presso gli uffici della polizia e dei pubblici accusatori... Visto che il Parlamento dell’Illinois si è rifiutato di accogliere questi suggerimenti traducendoli in leggi adeguate, Ryan ha deciso di compiere un gesto che dimostrasse il suo chiaro desiderio di giustizia in materia. Ha personalmente esaminato, a partire dallo scorso ottobre, i casi degli oltre 140 condannati a morte che avevano avanzato domanda di clemenza e anche di quelli che non l’avevano presentata (circa una ventina). Al termine delle udienze, concluse a dicembre, Ryan ha deciso di prendersi un periodo di profonda riflessione prima di manifestare la sua decisione. In favore di una scelta di commutazione “a tappeto” delle condanne, egli è stato sostenuto e spronato da varie organizzazioni abolizioniste, da personalità civili e religiose di tutto il mondo (sono intervenuti, fra gli altri, Nelson Mandela, Desmond Tutu e il Vaticano), nonché da oltre 400 professori di legge americani; nel frattempo è stato però anche contestato aggressivamente, deriso e insultato da molti familiari delle vittime del crimine, da governatori di altri stati americani e da numerosi pubblici accusatori.

Al termine di questo periodo di riflessione, Ryan ha reso note le sue decisioni. Ha fatto immediatamente il giro del mondo il fatidico annuncio dato nel corso di una conferenza tenuta sabato 11 gennaio alla Northwestern University dell’Illinois: «Il nostro sistema capitale è infestato dal demone dell’errore, errore nel determinare la colpevolezza ed errore nel determinare chi tra i colpevoli merita di morire. Per queste ragioni oggi io commuto la pena di tutti i condannati a morte».

Tra le altre cose, nel suo lungo e appassionato discorso, Ryan ha detto, dimostrando di essere diventato un abolizionista di fatto: «Mi chiedono di consentire allo stato di uccidere un detenuto in nome [dei familiari delle vittime del crimine] per dare alle famiglie la “chiusura”. Ma è questo il compito della pena di morte? Di placare le famiglie? (...) Che tipo di soccorso diamo alle famiglie delle vittime? Dobbiamo raccogliere tutte le risorse per tendere a questo tipo di “chiusura” con un’esecuzione, invece di venire incontro ai bisogni personali e sociali delle famiglie delle vittime? Che tipo di valori noi istilliamo in queste famiglie e nei giovani? Come diceva Gandhi, occhio per occhio fa il mondo cieco. (...) È più facile e confortevole per i politici mostrarsi duri contro il crimine e sostenere la pena di morte. Fa ottenere voti. (...) Mi rendo conto di attirare il ridicolo, lo scorno e la rabbia da parte di molti di coloro che si oppongono alla mia decisione. (...) Anche se l’esercizio del mio potere è diventato un pesante carico per me, voglio portare questo carico. (...) Voglio dormire bene sapendo che ho preso la decisione giusta. (...) Prego che nei giorni futuri potremo aprire i nostri cuori e sapremo dare alle famiglie delle vittime qualcos’altro dalla speranza della vendetta».

Si è trattato per il Governatore Ryan di una decisione difficilissima, di una scelta che ha richiesto il grande coraggio di agire secondo coscienza. La scelta di un uomo che ha deciso di lasciare il proprio incarico, sottoponendosi a critiche sferzanti e persino al dileggio dei propri concittadini, senza il rimorso di non aver fatto tutto ciò che era in suo potere per rimediare all’orribile ingiustizia costituita dal sistema della pena capitale, vendetta di stato.

A lui vanno la nostra gratitudine, il nostra solidarietà e la nostra profonda amicizia; al suo successore e a tutti coloro che governano negli Stati Uniti va l’augurio di trovare la forza di seguire le orme di questo loro eccezionale concittadino sul sentiero della Giustizia e della Civiltà.

Grazia Guaschino
 


 
 
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