Don Franco Barbero “promosso” allo stato laicale

Con decreto della «Congregazione per la dottrina della fede» Franco Barbero non fa più parte del clero cattolico, cioè è dimissionato da tutti gli onori e gli oneri connessi con la «sacra Ordinazione». È ridotto, anzi, innalzato allo stato laicale, che è poi la condizione di tutti i credenti in Cristo e, insieme con Cristo, in Dio, chiamati ad essere nella loro vita «popolo di sacerdoti», oltre che re e profeti (Es 19, 6; 1 Pt 2, 9).

Abbiamo sempre detto che Barbero, con la sua comunità criticamente e solidaristicamente attiva sul piano sociale, ecclesiale e teologico, era una ricchezza per la chiesa. Lo abbiamo detto anche quando non eravamo concordi con le sue affermazioni teologiche, perché la differenza nella formulazione teorica della dottrina deve cedere il passo alla condivisione dei percorsi pastorali e della pratica sociale di carità e all’attenzione alle sofferenze e ai problemi degli ultimi e degli emarginati. Il primato della carità è nucleo concettuale e cuore passionale della fede: secondo la Torah, secondo i profeti e i sapienti, secondo i vangeli.

Questo provvedimento, a lungo minacciato, è stato attuato e attuato in una forma violenta, intenzionalmente tesa a troncare ogni rapporto, anzi ad evitare persino la possibilità del ricorso e di un dialogo più attento e approfondito. Segno di arroganza, ma anche di imbarazzo e, forse, della necessità di fare da scudo a un episcopato locale che non è stato in grado di mediare.

Il che ci ferisce, perché come cristiani, che da sempre si sentono impegnati, come lui, per la conversione comunitaria della chiesa e per il rinnovamento biblico e culturale della teologia, ci accorgiamo di non aver fatto tutto ciò che potevano per tenere aperto il confronto sui temi a lui e a noi cari: il rapporto tra i gruppi di base e le rispettive chiese locali, il ruolo del presbitero nella comunità e nei confronti della gerarchia, l’interpretazione teologica del linguaggio evangelico sulla divinità di Gesù, il riconoscimento del valore anche sociale dell’amore omosessuale.

Non crediamo, come qualcuno ha affermato, che il prete «ridotto allo stato laicale» possa e debba rivendicare il diritto di continuare nell’esercizio della sua “sacerdotalità” in nome dell’eternità della «sacra Ordinazione». In questo senso solo Cristo è sacerdote e solo il popolo di Dio nella sua funzione e dimensione escatologica. L’intero ordinamento gerarchico, dal prete, al vescovo, al papa, è funzionale alla vita della comunità ecclesiale e non può essere separato da essa.

Così pensiamo sarà anche per Franco Barbero e per la comunità raccolta e operante intorno a lui e con lui collegata, con diverse modalità, alle comunità cristiane, cattoliche e valdesi, di Pinerolo e non solo, che vorranno mantenere rapporti di simpatia, di confronto critico, e anche di polemica.

Franco Barbero continuerà, in dialogo aperto, a cercare parole evangeliche e relazioni non violente, e in questo impegno ci ritroveremo fraternamente insieme, tanto più ora che nel mondo una violenza imperiale, che si pretende messianica e cerca coperture religiose, vuole imporsi sui popoli, sulle civiltà e sulle fedi.

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