Non radici, ma valori |
Riportiamo alcune idee espresse da Elena Paciotti nel corso di un dibattito che si è tenuto a Rivoli il 22 maggio su «Costituzione europea, laicità delle istituzioni e pluralismo religioso in Europa». Elena Paciotti è stata membro del Consiglio Superiore della Magistratura e presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati; attualmente è deputata al Parlamento europeo e delegata alla Convenzione. È storicamente indubbio il rapporto del cristianesimo con l’Europa, ma non è l’unico. Il fatto che esistano radici cristiane non impone di richiamarle. Una Costituzione non serve a una ricostruzione storica, ma definisce i fondamenti e le regole della convivenza futura, anche in polemica col passato. Così è stato per varie Costituzioni. Se si vuole fare un richiamo preliminare, meglio un richiamo che unisca, non che divida. Nella Costituzione degli Stati Uniti il richiamo a Dio ha questa funzione, ma in Europa non è stato motivo di unione, bensì di divisione, di guerre di religione, di conflitti. C’è bisogno di un’identità e la specifica identità europea, dopo la seconda guerra mondiale, non è la tradizione cristiana (che non ci distingue da altri paesi), ma è il diritto pubblico, l’organizzazione politica: democrazia, stato di diritto, con in più l’indivisibilità dei diritti fondamentali e il rispetto della vita. C’è la questione dei diritti sociali: sono fondamentali come gli altri? Può un uomo avere il diritto di voto e non avere il necessario da mangiare? Questo è un modello solo europeo, non c’è negli Stati Uniti. I diritti umani vengono riconosciuti a tutti, anche a coloro che non li riconoscono. Un esempio è il principio dell’integrità della persona contro chi ammette l’infibulazione. Per quanto riguarda il rispetto della vita, questo significa, ad esempio, l’esclusione della pena di morte, che invece negli Stati Uniti c’è. Per richiesta dell’Europa già ora la Turchia ha dovuto abolirla, ma ancora non può entrare perché non rispetta tutti i parametri, i diritti. Gli Stati Uniti sono composti da individui che vengono da ogni parte del mondo e parlano la stessa lingua, hanno la stessa cultura, si sono assimilati. Da noi non è così: abbiamo costruito un’unione di popoli diversi che vogliono rimanere diversi, per lingua, religione, tradizione. È una caratteristica unica. Su questo vogliamo costruire il futuro. La costruzione dell’unione europea si sta facendo in polemica col passato, con le divisioni fratricide. Adesso non possiamo più farci la guerra. Non dobbiamo cercare la nostra identità nel passato. C’è un’altra ragione ancora: ogni parola di una Costituzione, che sia nel preambolo o in un articolo, ha un rilievo cogente. Non si può parlare di radici giudaico-cristiane, come espediente, nel preambolo o nell’art. 2 (come propone il nostro governo): diventa comunque vincolante. Viene meno la laicità, si creano discriminazioni verso chi non condivide quei valori. Sono già riconosciuti i diritti di chi pratica forme religiose, non solo la libertà di coscienza, nell’art. 10. Ulteriori riconoscimenti sono previsti negli accordi con le Chiese delle singole nazioni. Ci sono tradizioni specifiche nei vari paesi. La Costituzione parla soltanto di rispetto e va bene così. I veri problemi sono la convivenza con diverse religioni e religioni lontane da quelle esistenti. La soluzione è avere fiducia nei nostri valori, difenderli e farli rispettare. C.M. |