Il regalo a Slobo |
L’affaire Telekom Serbia è stato il tormentone dell’estate, una telenovela il cui epilogo non s’intravede ancora all’orizzonte. Proviamo a riassumerla. Nel 1997 la Stet/Telecom, controllata al 64% dal ministero del Tesoro, acquista il 29% di Telekom Serbia e regala al traballante regime di Slodoban Milosevic, sotto embargo per i crimini nella ex Jugoslavia, una boccata di puro ossigeno: 900 miliardi di vecchie lire. Il 16 febbraio 2001 il quotidiano «La Repubblica» rivela che dietro l’acquisto si nasconde un giro di mazzette, 30 miliardi di lire, che Slobo o chi per lui ha scucito per concludere l’affare. A chi sono andati i soldi? Per Igor Marini, faccendiere dal passato controverso, il superteste dalle cui labbra pende la commissione parlamentare d’inchiesta voluta a tutti i costi dalla Casa delle Libertà, non ci sono dubbi: Mortadella (Romano Prodi), Ranocchio (Lamberto Dini) e Cicogna (Piero Fassino), all’epoca rispettivamente presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e sottosegretario alla Farnesina, sono i beneficiari del malloppo. Fin qui, in estrema sintesi, la storia. Quali conclusioni si possono trarre dalle migliaia di parole lette e ascoltate in questi mesi su tutta la vicenda? L’indagine in corso della procura di Torino ci dirà se Igor Marini è un millantatore senza alcuna credibilità – e probabilmente lo è – che la maggioranza di centrodestra ha usato per screditare sotto il profilo giudiziario alcuni avversari politici. Ma al di là delle presunte tangenti, i contorni complessivi della vicenda sono comunque poco chiari. Tutti gli esponenti di spicco del governo di allora affermano che non sapevano alcunché della trattativa in corso tra Stet e Telekom Serbia. Fassino era tenuto all’oscuro, Dini e il suo capo-gabinetto l’ambasciatore Vattani non ebbero notizie, il ministro del Tesoro – oggi presidente della Repubblica – Carlo Azeglio Ciampi non aveva facoltà autorizzativa né informativa sulle scelte dell’amministratore delegato di Stet. Sul piano della forma non escludiamo che siano tutti innocenti, ma sotto il profilo politico qualche mea culpa andrebbe recitato. È vero che con Milosevic tutti facevano affari (a partire da casa Agnelli), salvo poi trasformarlo in bieco dittatore nel 1999 buttando addosso al suo popolo tonnellate di bombe, ma ciò non toglie che quella vendita fu un clamoroso favore a un regime traballante. Perché tutto ciò accadde? Vi anticipiamo una probabile risposta che sarà data. Così va la politica. Noi siamo degli ingenui, loro i realisti, talmente accecati dalla realtà che non si accorgono, loro sì, di essere i veri ingenui. Fausto Caffarelli |