Via Santa Croce sei

Torino, via Santa Croce sei. Andate a vedere. C’è una lapide, ancora ben leggibile, dei mitraglieri d’Italia, i quali «sempre pronti a intonare / il più alto canto / delle loro armi e delle loro anime / convennero / nella ricorrenza della battaglia del Piave / il 15 giugno 1930». Sopra, un motto latino: «Celerrimo ictu, impavida fide». Impossibile tradurlo senza cadere nell’apologia dell’assassinio: «Fanatici senza paura, vi colpiamo velocissimamente». Non basta invocare la difesa del Piave
per assolvere quella guerra, criminale come tutte le guerre. Rileggo: «il più alto canto / delle loro armi e delle loro anime». Solo un pazzo pericoloso, o uno scemo, può aver concepito queste parole, e altri pazzi e scemi averle approvate e ammirate. Nessuna retorica di circostanza può scusarle. Io sanamente e felicemente odio ogni arma e volentieri vilipendo tutto ciò che con essa ha a che fare, eccetto le miserabili vittime che la impugnano. Venite ancora una volta, mitraglieri, per un’ultima raffica sulla lapide oscena.

e.p.



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