FUTURO MARZIANO
Due pianeti da salvare

Si affollano le sonde nei cieli di Marte. Ed il loro numero sembra destinato a crescere in futuro. E’ facilmente immaginabile l’impatto emotivo che potrebbe derivare da un’eventuale scoperta di tracce di vita non terrestre. Quanti abissali interrogativi si rivitalizzerebbero! Tuttavia la priorità di queste missioni spaziali non risiede nell’accertarsi se esiste vita al di fuori del nostro pianeta, quanto nello scovare nuove risorse da sfruttare e terre vergini da abitare. Da millenni la storia dell’uomo è fatta di migrazioni verso l’ignoto o il poco noto, in una ricerca, spesso affannosa, di territori e di cibo. Ora che sul nostro siamo al completo, o si prevede lo saremo da qui a poco, prendere di mira un astro vicino è proposito scontato e ben comprensibile.

Il movimento migratorio verso Marte, se lo si guarda nella prospettiva di un futuro certo non immediato e sapendo astrarre dal tempo presente, si direbbe un evento piuttosto ovvio. L’invio di coloni su Marte vedrà, presto a tardi, sfumare nell’ordinario scenari di tanta fantascienza. Nessuna assicurazione che ciò si verifichi naturalmente, numerosi impedimenti potrebbero sopraggiungere: l’autodistruggersi dell’umanità, ad esempio, è un altro ben verosimile scenario fantascientifico. Ma in fondo, evitate le grandi catastrofi, un futuro “marziano” pare un avvenimento plausibile, quasi probabile. Deprecare lo sperpero di denaro dei viaggi stellari denota quindi un occhio lievemente miope. Innumerevoli sono le occasioni di risparmio che dovrebbero esser messe proficuamente in atto, ma non sarebbe lungimirante precludersi lo sbocco delle ricerche spaziali. Proviamo solo a pensare quale rilevanza possederebbe la scoperta di falde acquifere, per un’umanità in corsa sempre più rapida verso futuri d’acqua razionata, con lo spettro di guerre per il suo controllo politico, di devastazione immensa.

Quale benedizione allora poter contare su di un intero altro pianeta. Ma, ancor più, quale occasione sprecata, se questo conducesse solo a deturpare rapidamente anche l’atmosfera marziana o a travasare scorie radioattive nei suoi intatti deserti, e in breve tempo si replicassero i massacri terrestri per il possesso delle risorse. Insomma, prima del mistero dell’origine della vita, la questione essenziale resta sempre un’altra: o l’uomo acquisirà pienamente un’antica sapienza del limite, e riuscirà ad allontanare da sé quell’alterazione mentale che lo induce a guardare ad ogni apparenza di vita come materiale da sfruttare, oppure anche la conquista di un nuovo pianeta a nulla potrà servirgli, se non ad estendere il raggio del suo dolore e delle sue follie.

m. f.


 
 
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