GUERRA
Eredità di morte



Domenica 8 febbraio siamo sfollati in 9.000 cittadini, come in tempo di guerra. In un cantiere dietro il Poli era da disinnescare e rimuovere una grossa bomba inesplosa (americana o inglese? certo, non di Saddam) residuo della seconda guerra mondiale. È l’ennesimo caso a Torino. Ogni guerra allunga nei decenni la sua minaccia omicida. Le mine continuano il loro massacro centellinato dovunque è passata la rispettata assassina. In Vietnam, dopo trent’anni, nascono bambini deformi, grazie ai defolianti americani. Gli effetti collaterali non finiscono mai. La guerra, cioè chi la fa, è un serial killer.

Comunicato di Pax Christi: a Cagliari è morto Valery Melis, 27 anni, caporale dell’esercito italiano, ucciso dal linfoma di Hodgkin. Aveva partecipato alle missioni di pace in Bosnia e Macedonia. Tornato a casa si era ammalato. Il forte sospetto è sull’inalazione di polveri radioattive, si parla di uranio impoverito. Anche i militari sembrano preoccuparsi. Ma raccontava Valery: «Nessun militare è mai venuto a trovarmi. Nessuno che mi dicesse: stai tranquillo ti stiamo vicini ». La malattia gli fu diagnosticata nel 1999, al rientro dall’ultima missione di quattro mesi in Macedonia. Un amico, il tenente Cristiano Pireddu, che aveva denunciato il suo caso con lettere a quotidiani e tv, è stato sospeso dal servizio. L’accusa ai vertici militari è di avere abbandonato Melis, senza aiutarlo nelle cure e nelle spese. Così è stato fatto per tanti casi analoghi nell’esercito Usa. Anche il deputato di Forza Italia Piergiorgio Massidda in un’interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri alla Difesa e alla Salute, scriveva che Melis era stato completamente dimenticato dalle istituzioni e lasciato solo, senza adeguati contributi economici. Ancora oggi al militare non sarebbe stata riconosciuta la causa di servizio. Addirittura gli sarebbe stato inizialmente sospeso lo stipendio.

e.p.



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