BAGDAD, 20 MARZO 2003
Léviatan

Ignara, una timida vita
si affaccia a un timido orizzonte,
appena rischiarato
dalla mite luce dell’alba.

Ancor più ignara presenza,
sconosciuta a se stessa,
dal nulla esplode
con prepotenza assoluta.

Occupa l’orizzonte
oltre ogni confine
e consuma l’alba
in un solo bagliore.

Ala invisibile di spettro
solleva al cielo
polveri di fuoco
e lame di cristallo, impazzite.

Tra gemiti di belve macellate
e frastuono di tamburi metallici,
passa Léviatan, l’inodore,
Léviatan, il senza sapore.

Léviatan il muto,
che non ha volto di creatura,
animata o inanimata,
che non vede e non sente,

che non ha dove e quando,
provenienza e meta,
ma puro andare
da nulla a nulla.

Léviatan,
il signore della guerra,
nemico della mitezza
e della vita che si affaccia.

Léviatan lo sfrontato,
che dovunque si presenta
invade la scena
per svuotarla per sempre.

Aldo Bodrato



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