LIBRI
Un nostro prossimo: la natura

«Io sto dalla parte degli animali perché loro non hanno voce, non possono difendersi da soli». Così Giancarlo Ferron presenta l’ultimo dei suoi tre libri scritti tra il 2000 e il 2003, Il suicidio del capriolo, preceduto da Ho visto piangere gli animali e Ho sentito il grido dell’aquila. Si tratta di una raccolta di racconti che altro non sono che le esperienze di lavoro, ma prima ancora di vita, di Ferron, guardiacaccia sulle Piccole Dolomiti Vicentine e sul Monte Pasubio, un uomo abituato a vivere “dentro” alla natura, a contatto diretto con animali e intemperie, ogni giorno e ogni notte di lavoro; una natura poco esotica, appena fuori delle nostre città, ma di cui spesso ignoriamo l’esistenza. Nulla di male, ovviamente, nell’appassionarsi ai grandi documentari televisivi: quelli delle savane, dei fondali oceanici, del continente antartico o delle isole Galápagos, ma rivedere le solite scene di caccia ad opera di leoni e ghepardi, o restare affascinati dalla varietà e dall’aspetto degli animali che popolano i mari a poco serve, se si ignorano poi gli esemplari presenti nei nostri boschi. Non sarebbe forse più saggio iniziare a tutelare le specie degli ambienti prossimi a noi, per giungere di conseguenza al rispetto della natura e alla conservazione delle sue innumerevoli risorse su scala planetaria?

I libri di Ferron hanno innanzi tutto l’intento di farci conoscere le abitudini ed i comportamenti degli animali, quale premessa indispensabile del loro rispetto. Secondo un proverbio indiano: «se tu parli agli animali loro anche ti parleranno, così vi conoscerete. Se non parli agli animali non li conoscerai mai. E ciò che non conosci lo temerai sempre. E ciò che si teme si distrugge». Ferron si sforza proprio di introdurci a questo dialogo, con amorevole attenzione alle molteplici sfumature degli sguardi di scoiattoli, ricci, marmotte, aquile, falchi, sino a quelli, così spesso pieni di «terrore, di voglia irrefrenabile di scappare», di cervi, caprioli, camosci e lepri. E nelle sue pagine traspare di continuo una lotta estenuante, quasi quotidianamente ingaggiata, contro quegli abissali sordi e ciechi nei riguardi del mondo animale che sono i bracconieri. Pagine nelle quali non mancano descrizioni molto crude delle scene di devastazione e crudeltà che il loro autore è stato costretto ad osservare.

L’obiettivo è puntato su ogni tipo di animale, dagli amatissimi cervi e stambecchi alle bestie meno appariscenti ma altrettanto bisognose di attenzione e di rispetto da parte di tutti: «c’è gente che ammazza uccelletti protetti come scriccioli e pettirossi, sparando loro addosso una quantità di pallini che supera di due volte il peso del volatile ucciso». Così veniamo anche a conoscenza della raccolta delle chiocciole in tempo di divieto o della cattura delle rane nel periodo riproduttivo. Gli animalisti convinti e gli aspiranti paladini dell’ambiente non dovrebbero dimenticarsi di simili creature. La natura non è fatta solo di panda, koala o visoni di allevamento, ma corrisponde ad un delicato equilibrio in cui ogni essere ha il suo peso: le formiche sono importanti quanto l’aquila reale, le lumache quanto i camosci. Del resto non è certo necessario essere cacciatori o bracconieri per nuocere agli animali, sin da Ho visto piangere gli animali Ferron ha focalizzato l’attenzione sui devastatori animati da buone intenzioni, come i raccoglitori di cuccioli di capriolo ad esempio, che intravisto un piccolo che credono erroneamente abbandonato lo portano al guardiacaccia di turno, il quale non può più restituirlo alla madre perché ormai impregnato di odore umano: «spesso quelli che raccolgono i cuccioli sono proprio dei protezionisti, quelli che ce l’hanno con il mondo intero, quelli che fanno casino contro la caccia e poi degli animali non sanno niente, meno dei cacciatori».

«Sono pienamente convinto, dico pienamente, che gli animali hanno una coscienza», a dirlo è stato Konrad Lorenz, che del comportamento animale ha fatto la sua vita. Proprio come, in un modo diverso, sicuramente più istintivo ne ha fatto la sua vita e il suo lavoro Giancarlo Ferron. E, senza la pretesa d’essere scrittore, ha cominciato a scrivere libri con il proposito di avvicinare anche i suoi lettori a questo mondo.

Cristina Falchero

• Giancarlo Ferron, Il suicidio del capriolo, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2003, pp. 166, € 12.



 
 
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