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Resistenza nuova al secondo Bush |
Consideriamo una sciagura per il mondo la netta rielezione di Bush. La democrazia è un buon metodo, ma non assicura la giustizia; i popoli sono fallibili come ogni persona, specialmente quando li muovono sentimenti bassi (eccitati insieme dai due compari Bush e Bin Laden) di paura e di orgoglio. La maggioranza degli elettori statunitensi ne è rimasta stordita. Il nostro è un dissenso totale dalla politica sviluppata da Bush e soci, di dominio e di guerra, rozza, brutale, invasata di religiosità primitiva e violenta, sprezzante del resto dell’umanità e del diritto internazionale nato dalle sofferenze e tragedie del XX secolo. La qualità umana dei suoi maggiori ammiratori, Berlusconi e Putin, qualifica l’umanità di Bush. Il quale ha avuto l’appoggio religioso, anche di quel cattolicesimo temporalista, idolatra, che ha fede nei potenti e accumula enormi responsabilità. La nostra sensibilità religiosa ci rende avvertiti che nella storia gioca e imperversa anche un mistero di iniquità, che non ha corna e coda di diavolo, ma semplicemente la volontà di potenza pronta a schiacciare la vita di persone e popoli interi. Il preteso Impero bushiano del Bene è da sempre la maschera del male. Grandi masse ne sono sedotte e conquistate. Altre grandi masse ne conoscono l’offesa. La storia è questa, non è la registrazione neutra dei fatti, che compiono prontamente i commentatori a tutto disponibili, o l’esultanza dei servi interessati. Le alternative, dentro il cerchio statunitense, erano anguste: Kerry sarebbe stato un presidente meno brutale e invasato, ma non aveva manifestato alcuna intenzione di uscire dalla politica imperiale e militare. Sui poteri reali, le corporations (vedi l’articolo di Joel Bakan, autore di The Corporation, in «Internazionale», 22 ottobre, pp. 26-30), che governano i governi e impongono le politiche economiche, decidendo la vita o la morte dei fuori-mercato, su di loro non si vota: su ciò che più conta non c’è democrazia. Resta il fatto che metà degli statunitensi e la massima parte degli europei, non ci cadono: l’impero violento solleva le coscienze. L’odio del mondo crescerà, quanto più continuerà la logica di dominio e di guerra. Che fare? Si può forse sperare che Bush approfitti del consenso per riparare tacitamente il suo errore madornale, ritirandosi dall’Iraq. Ma dovrebbe rinnegare tutte le sue mire sull’Asia, tese a prevenire la Cina crescente. Si deve volere che l’Europa più saggia controlli e non assecondi l’arroganza del bullo statunitense. Che la resistenza mondiale si faccia più forte facendosi più alternativa, cioè sollevando la forza nonviolenta dei popoli: la cultura pacifica universale che emancipa dall’odio, la noncollaborazione personale e collettiva alla guerra militare ed economica, la controinformazione di base, il coraggio personale della disobbedienza civile, il boicottaggio organizzato dell’economia violenta, lo sviluppo di pratiche giuste alternative, la massima vigilanza sulla trappola repressiva, che spinge alla protesta violenta, utile ai dominatori. Il movimento mondiale per la giustizia ha questi compiti perché un mondo “altro”, più giusto, sempre più necessario, diventi anche possibile. [ ] |