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Il diavolo, forse |
Il libro di Andrè Frossard si divide in tre parti: la prima è costituita dall’ampia introduzione (circa 40 pagine) di Antonello Famà, mentre la seconda contiene la riedizione del testo di Frossard (prima edizione del 1978, sia in francese che nella traduzione italiana sempre della Sei); la terza contiene due interviste, una all’esorcista don Pietro Cantoni, e l’altra al sociologo delle religioni Massimo Introvigne. La parte migliore è decisamente la prima, ossia la profonda e documentata introduzione storica dell’amico e collaboratore del foglio Famà, in cui si tracciano le linee essenziali della concezione del demonio dalle sue origini mesopotamiche, siro-palestinesi e persiane, sino ai nostri giorni passando attraverso l’ebraismo (Primo Testamento) e il cristianesimo, tenendo presente sia la teologia che la letteratura, sia i fatti di costume che l’iconografia. È quanto mai utile per chi voglia farsi una panoramica, sviluppata e sintetica nel medesimo tempo, sulla demonologia dagli inizi sino al post-moderno. Nella nota bibliografica (di p. XLV s.) si accenna al problema della demitizzazione, da R. Bultmann a H. Haag; sarebbe stata auspicabile una trattazione più profonda, perché il fatto di definirla «radicale» non basta per esorcizzarla o eluderla. Si può eventualmente sostenere l’esistenza del demonio come un essere dai tratti personali, ma solo alla fine, cioè dopo avere percorso tutto il lungo, profondo e faticoso cammino del processo di demitizzazione/interpretazione. La seconda parte, quella di Frossard, è costituita dalle 34 lettere scritte dal «diavolo»; non si tratta quindi di un testo più o meno classico di demonologia, ma il «diavolo» è poco più di un espediente letterario per ribadire con forza la dottrina tradizionale della chiesa e l’insegnamento non contestabile del magistero, nonché per ironizzare e sbeffeggiare i teologi progressisti. Bisogna riconoscere all’autore la fantasia dell’acuto commentatore e l’ironia del duro polemista; ma contestiamo l’operazione di qualificare come «satanico» tutto il mondo moderno dal Rinascimento all’Illuminismo (ritenuti entrambi come apostasie collettive), dalla teoria dell’evoluzione, definita come «metafisicamente idiota», sino all’epoca contemporanea. Naturalmente le tesi di Frossard, facilmente riconoscibili, sono messe tutte in bocca al diavolo: in tal modo Satana, anziché principe della menzogna, viene stranamente ad essere principe della verità. La terza parte è costituita dall’intervista al prete esorcista, ex seguace di Lefebvre (don Cantoni entrò a 25 anni nel seminario di Ecône); con tale tipo di educazione non stupisce che creda all’esistenza del demonio in modo ingenuo e realistico, senza essere passato attraverso il processo di demitizzazione. Per tranquillizzare gli animi invita a non avere paura, in quanto il demonio è già stato sconfitto da Cristo, e sarà pure definitivamente vinto alla fine. Ma così non si accorge di esporsi alla più grave e micidiale delle obiezione nei confronti della concezione classica del demonio: se Dio ha questo potere di vincerlo e sconfiggerlo, perché non lo toglie, o non l’ha tolto subito dalla circolazione, evitando tanti grattacapi all’umanità? Perché lasciare agire liberamente, pur potendo impedirlo, questa specie di 007 con licenza di uccidere? Molto interessante è invece, alla fine, l’intervista col sociologo Introvigne: lucide e illuminanti sono le sue chiarificazioni sui vari tipi di satanismo (ad es. il satanismo razionalista e quello occultista), per poterli anche distinguere dalle forme più o meno stravaganti (spesso giovanilistiche e caserecce) di pseudo-satanismo a sfondo sessuale o allucinogeno. Sorprendente è la sua affermazione che le più grandi organizzazioni sataniste paradossalmente non credano nell’esistenza del demonio. Sempre nella stessa collana Sestante della Sei è stato pubblicato un divertente e dotto Dizionario delle morti celebri, di Enrico Badellino, in cui si descrive come il momento supremo della morte venne affrontato da una lunga serie di personaggi celebri; si narrano gli eventi immediatamente precedenti la morte stessa, tra aneddoti e curiosità, da cui si parte per un telegrafico excursus biografico sulla loro esistenza nel suo insieme. Le vite sono rivisitate a partire dalle loro morti. M.P. • Andrè Frossard, Il diavolo, forse, con le 35 prove che il diavolo esiste; a cura di A. Famà, Sei (Frontiere) 2004, pp. XLVI + 114, € 13 |