IN RICORDO DI SUSAN SONTAG |
Il male era là |
«Per quale motivo nella capitale degli Stati Uniti, una città la cui popolazione è prevalentemente afroamericana, non esiste un museo di storia della schiavitù? A dire il vero, un museo del genere – che documenti l’intera storia della schiavitù, a cominciare dalla tratta degli africani – non esiste da nessuna parte negli Stati Uniti. Attivare o creare questa memoria è considerato, a quanto pare, troppo pericoloso per la stabilità sociale. Il Museo dell’Olocausto e il futuro Museo del genocidio armeno sono dedicati a eventi accaduti fuori degli Stati Uniti, e perciò il lavoro della memoria non corre il rischio di riaccendere i contrasti tra una popolazione esasperata e le autorità. Istituire un museo che racconti quel grande crimine che è stata la schiavitù africana negli Stati Uniti sarebbe come riconoscere che il male era qui. Gli americani preferiscono invece immaginare il male che era là, e da cui gli Stati Uniti – una nazione unica, la sola che nel corso della sua intera storia non ha avuto leader di provata malvagità – sono esenti. Il fatto che questo paese, come ogni altro, abbia un tragico passato non si accorda con la fiducia fondante, e tuttora onnipotente, nell’eccezionalità dell’America. Il consenso nazionale sulla storia americana intesa come storia di un progresso offre un nuovo contesto alle immagini del dolore – un contesto che concentra la nostra attenzione sui torti subiti, qui e altrove, rispetto ai quali l’America si considera la soluzione o la cura» (Davanti al dolore degli altri, Mondadori 2003, pp. 76-77). |