ETICA
Il piacere di far piacere

Compiacere è verbo equivoco. L’uso gli ha attaccato significati lascivi. Invece è una bellissima parola. Compiacente e il suo opposto scompiacente, termine fuori uso, hanno per me antiche risonanze nell’educazione familiare. Non bisogna essere scompiacenti col prossimo, non bisogna negare quelle piccole preziose gentilezze, premure, favori, che sono il gusto buono della vita quotidiana, balsami consolanti nel momento del grande dolore o della piccola tristezza, cortesie assai più preziose delle grandi fortune.

Questo è essere compiacenti. È andare incontro, far piacere, favorire, rompere la parità giuridica a vantaggio del nostro prossimo, con la giustizia maggiore, riconoscere e onorare il valore che c’è in tutti, anche se impolverato da difetti ed errori. In fondo, è qui il cuore dell’etica umana migliore, che non ha bisogno di essere eccezionale ed eroica (tristi tempi quelli dell’inflazione di eroi e di santi!).

Levinas individua questo principio: «priorità di Altri». È quel dare la precedenza che usiamo abbastanza, per esempio, coi vicini davanti al portone di casa o dell’ascensore. Ma facciamo poco più di questo. L’altro, in quasi tutto il resto delle cose, nelle nostra «civiltà» da esportazione violenta, è il rivale. La civiltà vera si basa sul culto del valore di Altri. I libri sulla Commissione sudafricana Verità e Riconciliazione, e il relativo film In my country, di John Boorman, ci fanno conoscere il ricco concetto morale africano di ubuntu, senso di umanità, che ci identifica con gli altri, sostegno e conforto nelle durezze dell’esistenza, seme interiore di socialità e dignità.

Ma ora che ci penso, anche la risonanza sessuale di compiacere, compiacente, è da valorizzare. L’etica sessuale personalistica, non oggettivistica, si può riassumere in queste parole: il piacere di far piacere. Com-piacente è colui/colei che trova il piacere del suo desiderio nel piacere – corporeo, psichico e spirituale – dell’altro/altra. Il “piacere insieme” è il risultato umano della sessualità. “Ridere insieme” dicono gli esquimesi per dire fare l’amore. La riprova è nel fatto che il piacere proprio, preso a danno della libertà, della dignità, della gioia altrui, è il vero unico peccato sessuale, perché è dominio.

Il dominio è il peccato generale contro il nostro prossimo, dalla guerra all’economia violenta, alla violenza politica, a quella domestica. La persona umana è sempre, anche nel colpevole, dignità e «diritto sussistente» (Rosmini), quindi realtà che ogni atto di dominio offende radicalmente. Dio, irraggiungibile dalla nostra mente e dalla nostra mano, è adorato nella persona rispettata, è colpito nella persona violata. La quale, per questo fatto, è eternamente difesa e riscattata. La sua dignità rimane in ogni caso intatta. Ma proprio per questo non bisogna attentare ad essa, perché il disastro umano più profondo avviene in chi vuol dominare, nella vita quotidiana come nella storia. Il dominatore è più distrutto del dominato. Lo stesso Dio colpito in Abele, nei popoli-Abele, poi, è quello che pone il suo segno su Caino, sui potenti-Caino, perché anche per loro rimanga aperta la via del riscatto, con l’aiuto di Abele, se sapranno, come il Caino del mito rivelato, vedere la propria colpa, soffrire per la deformazione della propria umanità, unica condizione per riacquistarla da Dio.

E.P.

 
 
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