RIVISTE
Nuvole e sorgenti

«Il nostro punto di vista resta quello della democrazia, che è troppo poco ridurre a procedura, che è magari un work in progress, ma che è soprattutto quella forma di organizzazione politica e sociale che riconosce pari dignità ad ogni essere umano». Sono parole della presentazione di «Nuvole», rivista torinese «per la ragionevolezza dell’utopia», che riprende dopo una pausa, col n. 24, nel suo XIV anno. «A prima vista i regimi democratici si sono moltiplicati a dismisura. Ma tante sono democrazie di facciata, di qualità assai mediocre». L’Europa, per mettere insieme i cocci della sua parte orientale, rinuncia ad una vera unità: «Ben che vada, sarà un’area di libero scambio». «Privo di concorrenti, l’impero americano s’è trovato un nuovo nemico nel mondo islamico e, con la scusa di esportare la democrazia e di combattere il terrorismo, ha preso a combatterlo e prova a coinvolgere in questa sciagurata impresa tutto l’Occidente». «Dalle viscere della società italiana è sorta la classe dirigente più incolta, più avida, più priva di senso morale che all’Italia unita sia mai toccata in sorte», che smantella mezzo secolo di conquiste democratiche, sia formali che sostanziali, i servizi pubblici, la pubblica amministrazione, anche il sistema produttivo. L’opposizione è giudicata «ad esser generosi» superficiale, residuo dei vecchi partiti di sinistra e di governo.

«Nuvole» è fatta da un gruppo di studiosi di scienze sociali, che vogliono «studiare, ragionare, discutere e ovviamente polemizzare». Non sono pessimisti, ma «essere ottimisti è difficile di questi tempi». Basta sapere che «la via sbagliata non è necessità inesorabile». «C’è un posto per un centrosinistra democratico?» chiede l’editoriale di Alfio Mastropaolo. Tra i redattori Silvano Belligni, Alfonso Di Giovine, Mario Dogliani, Federico Repetto, Mario Vadacchino.

Bene. Auguri sinceri. Ma quella testata autoironica non permetta agli scettici praticoni di vedervi l’emblema degli intellettuali con la testa lassù, perché sono le nuvole che alimentano le sorgenti.


Enrico Peyretti


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