ITALIA-CINA
Politica delle armi

L’industria delle armi deve morire, per cessare di far morire. Così deve morire la guerra, che è unicamente produzione di morte e dominio, e mai di giustizia e buona libertà. Certo, è inevitabile una gradualità di questo cammino. Ma allora, per non camminare all’indietro, dobbiamo non ridurre ma estendere il bando al commercio di morte, utile solo al profitto degli armaioli disumani, che condizionano governi e politiche.

Questo, e ciò che segue, abbiamo scritto al Presidente Ciampi – con amarezza, ma sempre con rispetto e nuova fiducia – il 7 dicembre, quando propose di riprendere la vendita di armi alla Cina. La Cina pone infatti seri problemi relativi ai diritti umani, e non è innocente del crimine di dominio (vedi Tibet), ma non è oggi lo stato più aggressivo e fomentatore di guerre. Sappiamo tutti bene qual è oggi la potenza più criminale nel creare guerre ingiuste, stragiste e minacciose per tutta l’umanità, nel proprio esclusivo e stolto interesse. Lo sappiamo tutti, anche se chi è in una posizione come quella di Ciampi non può dirlo pubblicamente.

Dovremmo cominciare col negare le armi e la collaborazione a chi fa più guerre, non a chi ne fa meno. Ma anche con questi non c’è il minimo motivo giusto per collaborare nell’uccidere persone.

Dovremmo ammettere che si producano esclusivamente le armi leggere per le dotazioni della
nostra polizia, e vietare qualunque commercio di armi, come è vietato commerciare cianuro, stricnina, dinamite, schiavi, bambini, organi umani, moneta falsa. La polizia ha una finalità diversa ed opposta all’esercito e alla guerra. L’esercito fa il massimo di minaccia, violenza, distruzione per vincere la guerra, che non può essere vinta senza primeggiare in crudeltà. La polizia, quando è corretta, fa il minimo uso della forza e della minaccia per contenere la violenza. L’esercito accresce la violenza. La polizia corretta riduce la violenza.

Le nostre società non sono arrivate a un grado di evoluzione umana, raggiunta in alcune società cosiddette “primitive”, che le renda capaci di fare a meno anche della polizia. Ma cerchiamo di evolvere e non involvere in umanità. «Verrà il giorno che gli uomini si vergogneranno di avere costruito le armi», scrisse Ernesto Balducci. Molti di noi sentono già oggi questa bruciante vergogna, si dissociano e intendono boicottare la politica delle armi. Le istituzioni politiche possono far poco, ma almeno non camminino all’indietro!

Noi siamo grati al Presidente di molti interventi, anche più recenti, nella sua alta funzione, verso una migliore civiltà politica. Siamo perciò maggiormente dispiaciuti di questo appoggio all’industria della morte.

E.P.


 
 
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