PRIVATE

Lo stupro della casa


Da bambino ho vissuto l’occupazione militare tedesca, nel paese materno, in Lunigiana. All’inizio avevo otto anni e alla fine quasi dieci. Ricordo bene. I tedeschi occuparono due case nostre: quella antica, in paese, e quella del nonno, fuori paese. La prima già nel settembre ’43, nei giorni in cui moriva lo zio Paolo, il più anziano di casa. Occuparono le camere del piano di sopra, per degli ufficiali che venivano solo a dormire, attraversando anche di notte la cucina, unico accesso. Un attendente scendeva a prendere acqua e insegnava a noi bambini come si dice luna in tedesco. Noi dormivamo tutti al piano di sotto, anche nella sala. Dalla casa fuori paese ci fecero sgombrare nel luglio ’44: eravamo a tavola, entrarono a torso nudo, tirando i fili del telefono: vi insediavano un comando. Non fecero violenze maggiori della violenza che è l’occupazione. Lasciarono al nonno lo studio, ma gli rubarono una bella edizione del De jure belli ac pacis di Grozio. L’occupazione fu più violenta dove ci furono scontri armati, dove fecero stragi di civili per stanare i partigiani, e quando, anche da noi, rastrellarono tutti gli uomini dai 14 ai 60 anni, compresi medici e preti, battendo le campagne armati di lanciafiamme, facendo anche violenze gratuite. Installarono nel paese un ospedale militare, che curava anche i paesani. Un soldato prestigiatore diede uno spettacolo nella casa di fronte a noi. L’occupazione è anche una simbiosi forzata. Se qualcuno intendesse che sto parlando di una “occupazione benevola” dimostrerebbe di voler capire male. L’occupazione militare è il rovescio dell’ospitalità, la falsificazione di ogni rapporto.

Vedendo Private mi sono ricordato di quel tempo. So che l’occupazione israeliana della Palestina è anche molto più violenta di quanto il film mostra. Il regista ha fatto bene a presentare un caso di violenza medio-bassa, perché un caso più grave avrebbe ridotto la credibilità e l’emozione. Ma la storia del film è già più violenta di quella che vissi io. Anche comprendendo tutte le esigenze di sicurezza degli israeliani, questa vicenda mette a nudo gli effetti di quella guerra dentro le persone: il tormento gratuito degli innocenti, la forza della resistenza nonviolenta, l’attrattiva della violenza altrui a imitarla, la paura in chi subisce ma anche in chi esercita violenza, il terrore più acuto nei bambini, lo stupro della casa che è il corpo comune di una famiglia, ed è oggetto abituale delle violenze belliche, dalla minaccia all’occupazione al bombardamento. Protagonista del film è quella casa, spoglia di fuori, viva di dentro, nelle notti e nei giorni.

Dove passa la guerra, le case restano con occhi vuoti e bruciati, come un teschio. La terra è case e campi, strade e alberi, luoghi di lavoro. Guardate tutte le guerre: chi vuole dominare persone e popoli, colpisce spezza e sradica questi organi di una terra viva, non colpisce solo i corpi umani, perché sa che le nostre vite hanno radici vitali nella viva terra, e sono offese e tagliate nelle offese inflitte alla terra abitata. Ama la terra altrui come te stesso.

Enrico Peyretti
 
 
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