CI SCRIVONO AMICI DA PALERMO
3P, la paura e il coraggio


Alla prima del film gli spettatori non erano solo cinque, come qualche giornale ha scritto, ma la sala era strapiena e molta gente è rimasta fuori ad aspettare la seconda proiezione che i gestori del cinema hanno dovuto improvvisare. In più, nel pomeriggio prima della proiezione, c’è stata una affollatissima conferenza stampa con Faenza, Zingaretti e tutti gli altri attori del film, a cui hanno partecipato anche il procuratore della Repubblica Grasso e il magnifico rettore dell’Università di Palermo Silvestri. Il film qui a Palermo sta avendo una eco sinceramente insperata anche perché la produzione del film ha predisposto (credo anche in tutto il territorio nazionale) anche matinée per le scuole che ogni giorno affollano il cinema.

C’è voglia di conoscere meglio questo piccolo uomo che è morto in una calda serata di settembre di 12 anni fa. C’è voglia di capire perché la mafia se la sia presa con lui, mite e sorridente piccolo uomo dalle grandi orecchie che sembravano fatte apposta per ascoltare il cuore di tutti. C’è voglia di sapere come è possibile avere coraggio e paura nello stesso tempo. E lì a spiegare che il contrario del coraggio non è la paura ma la viltà, quella viltà che ti rende indifferente, che ti fa scegliere di non scegliere e delegando ad altri il compito di scegliere per te cosa pensare, come comportarsi, con chi o con che cosa convivere...

E dunque è possibile avere paura e coraggio insieme... e lui, padre Pino Puglisi (3P per gli amici) aveva entrambi... come Gesù nel Getsemani! Questa immagine l’ho rivista nel pianto di Zingaretti-Puglisi seduto sulla vasca da bagno. Non so dire se 3P abbia veramente pianto di angoscia quando ha capito a cosa stava andando incontro, io però credo proprio di sì! A me il film è piaciuto proprio per questa scena in quanto mi ha restituito 3P nella sua drammatica semplicità. Penso Cristo nell’orto e lo vedo profondamente uomo. Penso 3P anche lui, solo nell’angoscia e lo vedo così simile a Cristo... (mentre scrivo continuo a commuovermi).

Sì, il regista Faenza, anche se lui si dice ateo, ha rappresentato il vangelo autentico, la buona notizia vera, senza forme “religiose”, quel vangelo che è speranza e liberazione insieme.

Infine, in effetti la figura del vescovo viene fuori male. Nella realtà non fu il vescovo a inviare le suore. Fu 3P a chiedere alle suore se volevano venire a Brancaccio... e loro vennero! Inoltre il giorno dopo la morte di 3P qualcuno fece al vescovo una proposta stile Pellegrino o Bettazzi: «Eminenza... venga lei a fare il parroco!». Come sarebbe stato bello... Non venne!



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