CI SCRIVONO AMICI DA PALERMO |
3P, la paura e il coraggio |
C’è voglia di conoscere meglio questo piccolo uomo che è morto in una calda serata di settembre di 12 anni fa. C’è voglia di capire perché la mafia se la sia presa con lui, mite e sorridente piccolo uomo dalle grandi orecchie che sembravano fatte apposta per ascoltare il cuore di tutti. C’è voglia di sapere come è possibile avere coraggio e paura nello stesso tempo. E lì a spiegare che il contrario del coraggio non è la paura ma la viltà, quella viltà che ti rende indifferente, che ti fa scegliere di non scegliere e delegando ad altri il compito di scegliere per te cosa pensare, come comportarsi, con chi o con che cosa convivere... E dunque è possibile avere paura e coraggio insieme... e lui, padre Pino Puglisi (3P per gli amici) aveva entrambi... come Gesù nel Getsemani! Questa immagine l’ho rivista nel pianto di Zingaretti-Puglisi seduto sulla vasca da bagno. Non so dire se 3P abbia veramente pianto di angoscia quando ha capito a cosa stava andando incontro, io però credo proprio di sì! A me il film è piaciuto proprio per questa scena in quanto mi ha restituito 3P nella sua drammatica semplicità. Penso Cristo nell’orto e lo vedo profondamente uomo. Penso 3P anche lui, solo nell’angoscia e lo vedo così simile a Cristo... (mentre scrivo continuo a commuovermi). Sì, il regista Faenza, anche se lui si dice ateo, ha rappresentato il vangelo autentico, la buona notizia vera, senza forme “religiose”, quel vangelo che è speranza e liberazione insieme. Infine, in effetti la figura del vescovo viene fuori male. Nella realtà non fu il vescovo a inviare le suore. Fu 3P a chiedere alle suore se volevano venire a Brancaccio... e loro vennero! Inoltre il giorno dopo la morte di 3P qualcuno fece al vescovo una proposta stile Pellegrino o Bettazzi: «Eminenza... venga lei a fare il parroco!». Come sarebbe stato bello... Non venne! |