LEOPARDIANAMENTE |
Catastrofismo mite |
La catastrofe è sempre, il che non significa che non sia indispensabile contrastarne l’avvento, per quanto sta in nostro potere. Che il cuore dell’umanità nei confronti del non umano sia nero di colpe non è in discussione, né è in discussione che all’homo faber occorra modificare, ed alla svelta, molti dei suoi atteggiamenti predatori neiconfronti degli altri organismi del pianeta, non foss’altro per continuare lui stesso a sopravvivere. Ugualmente ovvio che di responsabilità umane in quest’ultimo tsunami se ne possano contare diverse: gli allarmi maremoto che mancavano, la costruzione di edifici troppo prossimi alla costa, carenza di informazione (non si può tollerare che qualcuno non sappia che un mare che si ritira di molti metri è preludio di un pericolo). Ma la tentazione di guardare alla natura come a qualcosa di differente da un impietoso meccanismo di dolore e morte va repressa, se si tiene a preservare un residuo di pulizia intellettuale. I regni non umani sono spazi attraversati da brutalità inaudite, nei quali gli animali sopravvivono mangiandosi reciprocamente e reciprocamente infliggendosi sofferenze, in cui terremoti e vulcani possono, nella loro acefala necessità, far strage di viventi – terremoti ed eruzioni che ovviamente esistevano già milioni e milioni di anni prima che quei pelosi ominidi da cui discendiamo facessero capolino. L’obiezione secondo cui tutto ciò non si potrebbe a rigor di termini definire «brutalità» o «violenza», dal momento che queste rimandano ad una volontà passibile di giudizio morale di cui il regno animale, ed ancor più evidentemente quello vegetale e minerale, sono privi, è obiezione di scarsa sostanza: gli effetti della distruzione rimangono anche se chi li compie non possiede alcuna nozione di bene e male. Qualsiasi posizione ecologica che non sappia guardare a tutto questo si priva di una base di serietà indispensabile per costruire un valido pensare ed un efficace agire contro le brutture umane. Perché quando l’animale uomo eccelle in devastazione, primato a cui non sembra facilmente intenzionato a rinunciare, non accade perché rinnega la natura, ma perché applica sino all’esasperazione quei meccanismi di distruzione che del mondo naturale sono parte. Massimiliano Fortuna |