DISCUSSIONE |
Democrazia e valori |
Remo Bodei, sul «Domenicale» del «Sole 24 Ore» del 9 gennaio, scriveva: «La disperazione di fronte a condizioni tragiche... un futuro sempre più incerto... spingono milioni di individui a invocare autorità indiscutibili e risvegliano l’esigenza del trascendente [...] Che cosa ha da dire il pensiero politico ed etico democratico e aconfessionale? [...] La rinascita dei valori forti comporta anche il risorgere di quell’odio che sembrava sopito... ? [...] La democrazia, ‘mite’ e tollerante per natura, si basa sull’invito a compiere, nella sfera pubblica, un passo indietro rispetto all’assolutezza dei valori che, sostenuti sino in fondo, porterebbero a scontri cruenti. Il relativismo etico che ne consegue non è dunque un optional. Sebbene la democrazia possegga anche un valore assoluto (quello della reciproca e pacifica compatibilità tra i valori che abbraccia), il ‘relativismo’, con la connessa rinuncia ai frutti dell’odio e dell’intolleranza, costituisce comunque il suo nucleo più consistente, per certi versi la sua ragion d’essere [...] L’odio nei confronti dell’Occidente è aumentato.... Esso... viene metodicamente ‘nutrito’ e può facilmente trovare delle ‘ragioni’ oggettive al suo intensificarsi. ... Tale formazione terroristica [Al Qaeda] non costituisce pertanto un frammento di Medioevo impazzito, ma un prodotto della modernità occidentale, contro cui si ritorce, combattendo e temendo il contagio di quelli che considera i suoi vizi capitali: l’edonismo e l’individualismo [...] Per opporsi al terrorismo dobbiamo rinunciare ai nostri principi e ripagarlo della stessa moneta...? Abbiamo ora più che mai bisogno di capi carismatici cui affidare la nostra salvezza? E, anche ammesso che fermi punti di riferimento siano necessari per evitare il peggio, come individuarli senza farli diventare pericolosamente assoluti...? [...] È difficile trovare alle proprie idee delle giustificazioni ultime e inoppugnabili (che solo i dogmi riescono a fornire). Ogni volta si rischia nello scegliere, ma i valori forti non devono in ogni caso ancorarsi a fondali di mistero o farsi garantire da miti circondati di mistiche aureole». Relativismo e relazionalità Qualche modesta osservazione. È fin troppo accaduto nella storia che chi vanta convinzioni e persuasioni di certi valori cerchi di imporli ad altri anche in scontri cruenti. Ma perché questo dovrebbe essere necessario? La persuasione di un valore che ha bisogno di negare altri valori, anche opposti, non è persuasione, ma ha una consistenza prevalentemente negativa, nella distruzione dell’altro; si può dire addirittura che, più forte e intima e serena è la persuasione, più essa è mite e rispettosa delle differenze e degli antagonismi: anche questo è dimostrato nella storia spirituale dell’umanità. Il pericolo violento non è tanto nel riferimento a chiarezze e certezze, aperte alla differenza, quanto nel bisogno inappagato di riferimenti validi, che può farsi aggressivo, tanto più fanatico quanto meno fondato. Il razzismo è un riferimento infondato ed è uno dei più violenti. Nell’assenza di ogni valore certo, regna la forza dei fatti, non giudicati dai valori, e la forza, quando non è giudicata né limitata, si chiama violenza (fisica, strutturale, culturale). La perdita di verità è acquisto di violenza. Più che di «relativismo» (nel senso scettico della parola) il valore democratico e pacifico sta nella La concretezza dell’esistenza La democrazia, come convivenza positiva, ha bisogno di verità, non di verità religiose o metafisiche, che non possono essere di tutti, ma del riconoscimento di alcuni valori: la lealtà e sincerità, cioè il valore della parola vera; il proibirsi la violenza (sia personale che collettiva), cioè il rispetto di ogni vita; il soccorso ai bisogni fondamentali, visti come un diritto vitale umano indipendente da meriti e capacità; la partecipazione e l’impegno a costruire il bene di tutti quanto il proprio e a colmare le differenze forti nella distribuzione di beni e opportunità. Senza questi valori e verità, che non sono ancorati a dogmi trascendenti, ma alla concretezza quotidiana dell’esistenza umana decentemente morale, la democrazia si riduce miseramente alla conta della forza, e può diventare la legalizzazione delle peggiori ingiustizie, fino a risultare non migliore in qualità umana rispetto a regimi pre-democratici o, per assurdo, anti-democratici. Un ipotetico «despota illuminato» e buono, che rispetti e attui quei valori favorirebbe una vita sociale migliore di un regime democratico che non li rispetti; costui però dovrebbe essere obbligato dalla società a sottoporsi alle regole democratiche, perché, in quanto despota, non darebbe la garanzia e il controllo che cerchiamo invece in un regime di libertà democratica, nel quale però la libertà sia orientata a quei valori umani e non alla sopraffazione individuale dei più forti. I pregi della democrazia coincidono con i suoi rischi; per ridurre i rischi e accrescere i pregi, la democrazia ha bisogno di una forte coscienza sociale del valore di fine e mai di strumento, della persona umana. Questa è la verità morale necessaria, come e più delle procedure democratiche, a una società democratica. Enrico Peyretti |