Il re è nudo?


Il clamore che ha accompagnato l’uscita del libro di Melloni ci aveva provocato l’aspettativa di leggere un testo ai limiti dell’ortodossia. Così non è. Almeno così ci pare. Sin dal titolo, si tratta piuttosto di un accorato (e accurato) richiamo di un figlio, che non sa che sentimenti nutrire per la propria madre, oscillando tra “rimproveri” e apprezzamenti.

Così Melloni decide di riflettere sulla chiesa, ancorandosi alle radici storiche e alle vicende conciliari, per offrire un quadro sintetico delle sfide ineludibili del futuro, che, è bene ricordarlo, sono state già avanzate da numerosi teologi e pastori. Gli strumenti adoperati sono il rigore storico e l’acuto senso critico – doni invero assai diffusi tra i componenti della Fondazione per le scienze religiose «Giovanni XXIII» di Bologna – per proporre confronti e aiutare a ricordare quanto le consuetudini alle quali siamo abituati affondino le radici in un passato più recente di quello di cui solitamente si ha memoria.

Consigliamo di leggere il libro di Melloni non perché si condivida tutto il suo pensiero – emergono talune dimenticanze e alcune conclusioni sono talvolta affrettate – ma perché osa proporre questioni e stimolare un dibattito ecclesiale. E non lo fa in maniera inavvertita: la «nota di lettura» densa di segnalazioni bibliografiche si propone come un ponte tra le riflessioni del passato e quelle ancora possibili.

Senza lasciarsi influenzare dalle simpatie personali o dalle emozioni del momento – anche se le proprie preoccupazioni e la propria «posizione ecclesiale» non sono nascoste – Melloni supera la facile etichettatura politica che nei tempi recenti si è calata anche nella Chiesa: destra e sinistra, tradizionalismo e riformismo, categorie ormai troppo vaghe e non univoche sia agli occhi per i vescovi che per i fedeli. Come scrive l’autore: «non sono i progressisti a dire che va male e i conservatori a dire che va bene, e nemmeno viceversa. Nell’uno e nell’altro campo ci sono diagnosi divaricate, e gli schemi non reggono più» (p. 9).

Regge tuttavia l’unità della chiesa cattolica, intorno alla figura del Papa, l’unico elemento comune e legittimante per tante autocefalie legate al proprio carisma e al proprio padre fondatore... e su questo Melloni non disdegna di ricordare nomi e caratteristiche dei principali soggetti. In tal senso, non appare infondato vedere nella ostentata devozione nei confronti del Papa il riconoscimento di questo ruolo di collante tra tante esperienze diverse che sono ben lontane da vivere una vera comunione con tutta la chiesa – ed è in questo senso che Melloni fa propria l’espressione «papolatria» coniata anni addietro da Yves Congar.

Affermazioni forti – queste e altre ancora che non anticiperemo qui – ma vibrano nella spiritualità del credente contemporaneo, stanco del «fai da te» e della tentazione della religione civile, e diventano domande. Che attendono una risposta e, in tal senso, forse, provocano.

Simona Borello

• A. Melloni, Chiesa madre, chiesa matrigna, Einaudi 2004, € 7, pp. 156.



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