LETTERA
Il timone della chiesa


L’intervento di Enzo Bianchi su «La Stampa» di sabato 12 avalla un diffuso equivoco gettando discredito su quanti auspicano le dimissioni dell’anziano Pontefice.

Nessuno avanza riserve sulla dignità della vecchiaia; nessuno eccepisce sul valore esemplare del dolore (anche se alleviato – come nel caso – da interventi terapeutici eccezionali). Senza scomodare san Paolo, nessuno dubita che «la diminuzione delle forze fisiche possa (sic) significare crescita di energie crescita di energie spirituali»; nessuno avanza dubbi sulla possibilità dei miracoli: ma bando a questi patetici sofismi. Il problema è un altro: il Sommo Pontefice non è un alto dignitario, il papato non è una carica onorifica, ma – come l’episcopato – è un oneroso servizio a favore dei fratelli (servus servorun, senza retorica).

È in gioco lo stesso criterio vigente, nella legislazione canonica per i vescovi, quando abbiano raggiunto i 75 anni. In condizioni di salute così gravemente e da lungo compromesse, clero e fedeli (vedi «Der Spiegel», «Le Monde» e persino «La Croix») si chiedono come possano risalire personalmente a Lui e non al suo entourage, decisioni e interventi che toccano profondamente la vita della Chiesa. In altri termini: quanti hanno seguito con affettuosa trepidazione le ultime comparse del Pontefice, dubitano che gli sia possibile reggere saldamente in mano «il timone della Chiesa».

p. Valerio Ferrua



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