LETTERA |
Il timone della chiesa |
Nessuno avanza riserve sulla dignità della vecchiaia; nessuno eccepisce sul valore esemplare del dolore (anche se alleviato – come nel caso – da interventi terapeutici eccezionali). Senza scomodare san Paolo, nessuno dubita che «la diminuzione delle forze fisiche possa (sic) significare crescita di energie crescita di energie spirituali»; nessuno avanza dubbi sulla possibilità dei miracoli: ma bando a questi patetici sofismi. Il problema è un altro: il Sommo Pontefice non è un alto dignitario, il papato non è una carica onorifica, ma – come l’episcopato – è un oneroso servizio a favore dei fratelli (servus servorun, senza retorica). È in gioco lo stesso criterio vigente, nella legislazione canonica per i vescovi, quando abbiano raggiunto i 75 anni. In condizioni di salute così gravemente e da lungo compromesse, clero e fedeli (vedi «Der Spiegel», «Le Monde» e persino «La Croix») si chiedono come possano risalire personalmente a Lui e non al suo entourage, decisioni e interventi che toccano profondamente la vita della Chiesa. In altri termini: quanti hanno seguito con affettuosa trepidazione le ultime comparse del Pontefice, dubitano che gli sia possibile reggere saldamente in mano «il timone della Chiesa». p. Valerio Ferrua |