SOCIOLOGIA DEL CELLULARE
Per un'ermeneutica del T9


Le seguenti considerazioni presuppongono la conoscenza dei principi di funzionamento del sistema di scrittura veloce T9 adottato dai telefoni cellulari.

Chiunque utilizzi il sistema T9 non si stupisce se, talvolta, anche spesso, scrivendo sul proprio telefono vede comparire parole completamente diverse da quelle concepite nella propria mente. Il sistema prevede questa eventualità e propone una serie di parole sostitutive, tra le quali, di solito, compare anche quella originariamente voluta, per cui la scrittura con il T9 rimane vantaggiosa per la sua rapidità ed efficacia. Ogni combinazione di tasti (a ciascuno dei quali corrispondono 3 o 4 caratteri) genera un numero finito di parole, scelte tra le più ricorrenti nella lingua italiana comunemente parlata. Si presume che il sistema cominci a proporre la parola che, statisticamente, con maggiori probabilità l’italiano medio intendeva scrivere con la combinazione di tasti effettuata. Le seguenti considerazioni nascono dallo stupore per la priorità con cui le parole di ciascuna combinazione vengono proposte. Dei miei primi approcci con il T9 ricordo la meraviglia per l’ostinazione con cui il mio telefono scriveva tv al posto di tu. Mi sembrava un’inconcepibile intromissione della televisione nelle mie relazioni personali, come se una volontà occulta, ma estremamente determinata tentasse di sostituire i volti delle persone cui stavo scrivendo con un generico schermo televisivo. Ma, riflettevo tra me e me, si tratta in fondo della somma di soli due tasti, quindi le combinazioni possono essere molte (tv-tu-vt-ut-vu-uv-uu-tt) e... comunque, chissà perché la tv deve precedere il tu, oltre che tutta una serie di sigle più o meno insignificanti. Ma se con parole così brevi si può ancora pensare si tratti di casualità poco rilevanti o di sviste dei creatori del sistema, con combinazioni più complesse lo stupore cresce progressivamente, fino a lasciar intendere che quelle priorità siano uno specchio del nostro mondo e che sia quindi interessante osservarle con attenzione e sguardo critico. La conferma definitiva mi è venuta rilevando che ormai l’ufologia ha prevalso sulla teologia. Ma lo stupore ha lasciato il passo all’indignazione, quando ho scoperto che siamo passati dai dubbi di Adorno sulla possibilità di continuare a scrivere poesie dopo Auschwitz alla condizione in cui uno scrive ebraismo e sullo schermo compare fascismo!

Detto questo, tutto il resto è ordinaria mediocrità, industria culturale, massificazione neuronale, liberismo consumistico, per cui, per esempio, ciò che ho viene prima del mio io, e la tua casa viene prima di te, mia cara; e così il fare ha la meglio sul dare e l’addetto ha la precedenza sull’affetto. La Lira, che pure è fuori corso, viene prima della mia amica Lisa (e non se la passa meglio mia cognata Enza che deve vedersela con la Doxa, per non parlare di Nadia che ha a che fare nientemeno che con la mafia!) e, nella medesima ottica del profitto, l’arma preoccupa più dell’asma. Che l’interesse economico sia prioritario rispetto a quello per la salute dei cittadini non è certo una novità, ma anche in una prospettiva strettamente industriale la produzione dell’arma precede quella dell’Arna (Alfa Romeo). Occorre precisare che quel particolare modello della casa di Arese non era certo in grado di impensierire nessuno con la sua concorrenza, tanto meno un mercato come quello delle armi, ma è peraltro constatabile come una casa automobilistica inglese mediocre e in lento declino, la Rover, preceda pur sempre la parola pover. Il nuovo mercato del micro chip ormai lascia indietro i più tradizionali energetici come Agip (la quale, peraltro, precede l’Agis e il connesso mercato dei film, che a loro volta sbaragliano negli interessi degli utenti telefonici materie come la ormai vetusta filo). A livello bancario Intesa ha la meglio su parole come intera. E se è ormai assodato che in genere i nostri capi hanno maggior influenza dei nostri cari, è anche vero che su ciascuno di loro, su ciascun capo, incombe il potere del caso. Ma senza perdersi in fumosi discorsi sul fato (sul quale prevale pur sempre la fiducia nel concreto dato), è con sano realismo che occorre riconoscere che certi poteri hanno sempre e comunque la meglio sui poveri. E a questo punto non si può non dare uno sguardo alla politica. L’attuale situazione non è certo una sorpresa: da tempo Fini ha scalzato agli esteri Dini e nel complesso il governo ha un pieno controllo sull’interno. Alla difesa, avendo il buon Martino preso il posto del suo predecessore, ben noto mastino, nuovamente Fi ha il pieno controllo sull’Ei, mentre a capo di coloro che ancora voglion esser carini è rimasto il cattolico Casini. Quanto alle attività del parlamento e alle discusse pressioni del Vaticano, il papa si è decisamente imposto (pur con esiti molto diversi) da un lato sull’invio dei parà, dall’altro sui diritti dei papà. Altra spinosa questione è quella giudiziaria e delle telecomunicazioni: protagonisti e rapporti son più tesi che veri. Ormai persa è la guerra delle televisioni, tanto che la voce della lontana Cnn risuona in Italia più forte della nostra Anm. Quanto alla Rai, da lei dipende quel poco che sai. E ancora: «Rai. Di tutti, di più»... per ultimi quelli dell’ex Pci. E per concludere, restando pur sempre in tema, in un tale sfascio ci si preoccupa più di inviare sms che di lanciare sos.

Eppure non tutto è perduto: sarà l’inquietudine dei tempi, ma sembrano prevalere i saggi sui paghi, e sarà pure in crisi la giustizia, ma la Legge appare ancora più forte quanto meno delle Leghe. Il buon Dio ha pur sempre la meglio sull’ego e recentemente si è visto come la carità sia ancora più forte di ciò che capita. Dunque, se anche cala la sera, ha ancor da venire la resa.

Claudio Belloni


 
 
[ Indice] [ Archivio] [ Pagina principale ]