Una dilagante papolatria

Il 25 marzo Igor Man su «La Stampa» paragona il Papa a Cristo, per il suo cammino di sofferenza. Davanti a frasi come «La sua (del Papa!) presenza è invisibile ma immanente ... Il Papa ci dice di non aver paura della morte, di sentirsi confortati dalla gente decisa ad accompagnarlo, col cuore, con la mente, in questa sua estrema Via Crucis... La sua pena è la tua salvezza» (dove non si capisce, temo volontariamente, se ci si riferisca a Gesù o al Papa), credo si sia perso ogni senso della misura. Rispettando la sofferenza di Giovanni Paolo II, che è la sofferenza di un uomo anziano molto provato fisicamente, logorato da anni di intensa attività, non si può tuttavia fare a meno di provare un senso di disagio (non diremo disgusto) per questa santificazione, anzi divinizzzazione ante mortem, amplificata da un corteo mediatico immenso. Nessuno di noi dubita che le persone pronte ad «accompagnarlo, col cuore, con la mente» in questo difficile momento siano numerose, e non tutte disinteressate: penso ai medici che lo hanno in cura, posti di fronte ad un’occasione irripetibile per la loro carriera.

Gesù, dopo l’arresto, fu abbandonato da tutti; salì da solo il Calvario, portò da solo la croce, aiutato alla fine da un riluttante sconosciuto, morì da solo sulla croce, e le ultime parole umane che udì furono di atroce scherno, mentre i suoi discepoli si nascondevano. Nessuno gli tese la mano in quegli ultimi momenti, nessuno lo ringraziò per quello che aveva fatto. Tutte le persone che aveva guarito, tutti coloro per i quali aveva parlato e per i quali stava morendo erano lontani. La solitudine nel momento della morte: questo sperimentò Gesù, e nel modo più atroce, tanto che le sue ultime parole furono un’invocazione disperata, il grido dell’uomo abbandonato, tradito. Quel grido, quell’invocazione, noi li ritroviamo negli ospedali, negli ospizi, per le strade, non troppo lontano da noi: sono loro, gli abbandonati, gli esclusi, i dimenticati, giovani e vecchi, i «compagni di sofferenza» di Cristo. È per loro che Cristo muore ogni giorno, ma è per tutti che risorge ogni giorno.

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