GIOVANNI PAOLO II
Il mercato della fede

Una sfilata di magliette, cappellini, spille, tazzine, adesivi: colorati, ordinati per taglia e per modello. Tutti con un logo in bell’evidenza e il relativo prezzo. Non è il sito di un cantante o di una squadra sportiva: è il sito del fanclub del cardinale Ratzinger (www.ratzingerfanclub.com). Accanto ai documenti firmati dal prelato tedesco trovo articoli sul papa, le ultime notizie dal Vaticano, il forum dei visitatori, i consigli sui libri da leggere e sui siti da consultare. Non credevo che persino un cardinale potesse occhieggiare da magliette, cappelli e tazzine. In fondo è qualcosa di simpatico, penso: il cuore della gente si raggiunge attraverso i canali di comunicazione più comuni, non con i dibattiti teologici. Mi scappa un sorriso.

Ma poi leggo la frase che si ripete ossessiva sui gadget: «Orgoglioso di essere papista». E penso a una chiesa sempre più lontana da Cristo, e troppo vicina al papa. Leggo l’invito: «Indossate la vostra fede! Le nostre magliette suscitano discussioni in ogni istituzione educativa con la tendenza a seminare confusione e dissenso». Il sorriso si affievolisce. Magliette come divise. Cappellini e spille contro ogni dissenso. La fede indossata come un’armatura per combattere la modernità. La libertà assimilata al caos.

Cambio pagina. Fra gli elogi funebri al papa è in bella evidenza quello di Bush, the President: Giovanni Paolo II ci ha ricordato il nostro dovere di costruire una cultura della vita in cui il forte protegge il debole. Il sorriso scompare. La cultura della vita imposta con la morte. Chi è il forte, chi è il debole?

Il papa, il cardinale, Bush, i cappellini, le t-shirt, le spille, le tazze: in nome di chi gridò «la mia casa sarà una casa di preghiera», rovesciamo le bancarelle della fede. Chiudiamo il mercato.

Elisa Lurgo


 
 
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