GIOVANNI PAOLO II
Né migliore né peggiore di noi

Un Papa «santo subito», esempio di virtù evangeliche; un Papa gigante nella Storia, vincitore del comunismo; un Papa intrepido difensore dei diritti umani; un Papa tanto umile da chiedere perdono degli errori della Chiesa; un Papa adorato dai giovani... «Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6,26).

Virtù evangeliche

È un po’ difficile vedere nel Papa che vive come i potenti della terra un esempio di povertà evangelica.evangelica. Tale critica non è frutto di un gretto moralismo. Non si tratta di una colpa personale ma di una situazione strutturale. Finchè il Papa vivrà in Vaticano, da Capo di Stato, in un’atmosfera che fa gola ai media, sarà costretto a vivere da isolato, protetto, circondato da molto personale e obbligato a fruire di servizi propri e perciò molto costosi. Dovrebbe mollare tutto. Non si tratta di una folle utopia, ma del sogno di molti, non irrealizzabile. Guardiamo i pastori protestanti. Sono pieni di pecche ma, pur non essendo straccioni, vivono in maniera simile a normali cittadini, senza complicazioni.

Vincitore del comunismo

Durante i tristi decenni del cosiddetto socialismo, si era sparsa la voce che le chiese in Polonia fossero gremite. Era vero. Ma erano gremite di «praticanti non credenti», cioè di agnostici che venivano in chiesa unicamente per sentir parlar male del governo. Una testimonianza personale: Varsavia, 29 dicembre 1985, tre ore a –5°. Una messona in una piazza con ventimila persone circondate da migliaia di miliziani armati pronti a intervenire. Nella messa si è parlato pochissimo di Dio e moltissimo delle malefatte del governo, delle antiche glorie della Polonia, della Madonna Regina della Polonia e dell’eroe nazionale, il maresciallo Pilsudzki, un fascistone, dittatore sanguinario della Polonia dal 1926. Al momento della Comunione, distribuita da decine di preti in mezzo alla folla, quasi nessuno ha usufruito di questa opportunità. Erano quasi tutti agnostici. E questi stessi agnostici ora votano per il comunista riciclato (ex-ministro di Jaruzelski, servo di Mosca) Kwasniewski, da tempo presidente della Repubblica. Lo preferiscono al cattolicissimo Walesa, a cui è riservato l’1% dei voti. Già dieci anni fa il papista Messori aveva «l’impressione che questo Papa... sia rimasto gravemente deluso dalle conseguenze della caduta del comunismo. Forse tra la Varsavia di Jaruzelski e la Varsavia bordello di oggi, avrebbe scelto la prima» («La Stampa» 15-1-1995).

Difensore dei diritti umani

Ma che dire della beatificazione di un campione dei diritti disumani? Ricordo che la voce su un’eventuale beatificazione di Pio IX girava già ai tempi di Pio XII. Cattolici colti e praticanti commentarono allora: «Non resta che santificare Papa Borgia». Pio IX aveva fatto decapitare, esponendo poi la testa alla folla dei curiosi, dei condannati mentre pregavano; aveva fatto rapire da una banda di suoi sgherri un bimbo ebreo in quanto era stato battezzato di nascosto da una cameriera (tali notizie sono state tratte da documenti ufficiali dell’epoca, anche cattolici). Pio IX aveva predicato con costanza e vigore la più totale intolleranza, quell’intolleranza che il Concilio avrebbe poi solennemente definito esecrabile. Ebbene la beatificazione di quest’individuo significa additarlo come esempio di virtù per noi tutti, nel 2000!

Il Papa che chiede perdono

La Polonia è stata una delle culle dell’antisemitismo. Negli anni Trenta il Cardinale Hlond, Primate di Polonia, si scagliava contro gli ebrei con un linguaggio degno di Goebbels. Nel 1946, non lontano da dove allora abitava il giovane prete Wojtyla, i polacchi hanno avuto il triste primato di scatenare l’ultimo pogrom della Storia. In quell’anno l’Urss non aveva ancora imposto la sua dittatura e centinaia di ebrei, accusati di essere comunisti, furono linciati da folle di polacchi inferociti. Tali fatti, denunciati dal libro Ebraismo di Küng e dalla rivista «Internazionale», sono stati rigorosamente cancellati dai media. Da parte papale non c’è stata né smentita né richiesta di perdono. Si chiede perdono per fatti lontani nello spazio e nel tempo.Non si chiede perdono per delitti in cui si può parlare almeno di peccato di omissione della Chiesa polacca e forse dello stesso giovane Wojtyla.

Amato dai giovani

Il sottoscritto, per pura combinazione, ha avuto la ventura di assistere a Roma alla prima delle giornate mondiali dell’incontro coi giovani, giornate definite unanimemente “storiche”. All’arrivo del Papa, salti, balli, urla, sventolio di striscioni bianche e gialli. Appena il Papa cominciò a parlare, tutti seduti a chiacchierare, senza ascoltare le sue parole. Ma le telecamere mostravano solo gli applausi. Questa mia (discutibile) impressione mi sembra sia suffragata dal fatto che ben pochi tra i giovani che si dicono cattolici seguono le direttive del Papa in quello che più gli sta a cuore: etica sessuale e familiare, confessione auricolare.

Insomma, Karol Wojtyla non mi sembra quell’uomo straordinario e santissimo che i media vorrebbero imporre alla pubblica opinione. Ma non è neppure peggiore di ognuno di noi. Ognuno di noi è tentato dal successo e dal potere, ognuno tende a essere intollerante. Ma perché dovrei esaltare come preclare virtù quello che considero per me peccato, tentazione, debolezza?

Dario Oitana


 
 
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