GIOVANNI PAOLO II
Santo subito

Il Medioevo, con in più Internet e il telefonino. Questo ci ha mostrato Roma in questo inizio d’aprile. E in questo Medioevo moderno non poteva mancare un ingrediente essenziale: il miracolo.

«La Repubblica» del 10-4-2005 rivela parte di una sorprendente raccolta di eventi prodigiosi attribuiti al papa scomparso. Tumori e paralisi scomparsi, ciechi che vedono, muti che parlano, demoni che fuggono: tutto ciò per la presenza del papa, oppure per la presenza di un televisore che trasmette l’udienza del papa, oppure per la presenza di un oggetto benedetto dal papa.

Questi prodigi dovrebbero andare a sostegno dell’invocazione «Santo subito» apparsa sugli striscioni durante il funerale. Fin qui nulla di male, c’erano i cori ritmati, quindi ci stavano bene anche gli striscioni. Peccato però per i santosubitisti: per fare i santi occorrono sì i miracoli, ma dopo la morte del santo.

Come sempre accaduto per miracoli, sindoni, madonne piangenti e appariscenti, l’apparato ecclesiastico tace e si avvolge nella discreta tradizionale prudenza, senza però impedire a personaggi non ultimi arrivati di entrare pesantemente nel merito. Così alle testimonianze per ora anonime e presunte si aggiunge quella esplicita del cardinale Marchisano, il quale narra tranquillamente: «Avevo una corda vocale paralizzata. Non parlavo se non impercettibilmente. Il papa mi carezzò la gola. Dopo un po’ parlavo regolarmente».

Nessuno ardisce negare la veridicità di queste narrazioni. Quello che lascia attoniti è che questi fatti vengono resi noti ora, magari dopo anni. Che i ciechi vedano, i muti parlino, i paralizzati si alzino e camminino, non sono cosucce di ogni giorno, sono, appunto, fatti miracolosi, che dovrebbero sollevare un’ondata di stupore nel momento stesso in cui accadono. Una donna cieca dalla nascita avrebbe acquistato la vista dopo aver baciato la mano di Wojtyla nell’aula Nervi. E vengono a raccontarcelo oggi, dopo sei anni.

g. a.


 
 
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