DOPO LA VITTORIA DELL’ASTENSIONE
Abbiamo perso tutti

La proposta soggetta a referendum non è stata approvata, poiché non ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto. Così stabilisce l’articolo 75 della Costituzione.

Con i numeri sul tavolo, ora sappiamo come si è suddiviso il corpo elettorale: 22% i favorevoli all’abrogazione parziale, 3% i contrari, 1% le schede bianche e nulle, indice di astensione dichiarata. Resta un blocco ultramaggioritario (74%) che comprende, in ordine alfabetico: assertori della Legge 40, astenuti perché già in vacanza, astenuti per motivi personali, fantasmi di residenti all’estero, ignoranti (che non sapevano del referendum o ne ignoravano l’oggetto), indifferenti, menefreghisti, perplessi.

Le mosche cocchiere del cardinale Ruini si affrettano a proclamare che il popolo ha dato il suo responso, sottintendendo che tutti gli astenuti appartengano alla prima categoria, ciò che potrebbe anche essere vero se (cosa purtroppo impossibile) si potessero distinguere tra loro gli svariati tipi di astensione.

Gli sconfitti

Quindi la prima sconfitta dal referendum è l’espressione della volontà popolare. La scelta irresponsabile e truffaldina della Cei ha ridotto lo scontro da una naturale contrapposizione dei «sì» e dei «no» a un confronto asimmetrico tra «sì» e astensione, dal quale non si può sapere a quanti italiani piaccia mantenere la Legge 40.

Ha perso anche il referendum in sé, come istituto di democrazia partecipativa, contrappeso e garanzia della democrazia rappresentativa. Questo risultato mette una pietra tombale sul referendum, al quale nessuno potrà mai più ricorrere con qualche speranza, neppure su nuovi temi di profonda rilevanza.

È sconfitta quindi anche la Cei. All’irresponsabilità e alla voracità di portare a casa un risultato positivo a ogni costo si aggiunge la miopia. Potrebbe capitare in futuro alla chiesa cattolica di voler tentare di abrogare una legge sgradita. Il referendum stesso restò una voce inattuata della Costituzione per ventidue anni, finché non chiese di ricorrervi la stessa chiesa cattolica per abrogare la legge sul divorzio, e si ebbe la legge istitutiva del 1970. Ora anche la chiesa, se si dovesse creare una situazione speculare a quella della Pma, sa che dovrà battersi (invano) con l’incrollabile muro dell’astensione.

È sconfitta la dignità delle istituzioni. Pur di compiacere la scelta Cei, due delle tre più alte cariche dello Stato si sono pubblicamente schierate con il fronte dell’astensione. Dovrebbero rappresentare l’unità della nazione, al di sopra delle parti, e si sono comportati come un arbitro di calcio che entra in campo sventolando la bandiera di una delle due squadre.

È sconfitta la chiesa cattolica, benché abbia ottenuto ciò che voleva: non un popolo evangelicamente appassionato ai temi della giustizia e della vita, ma un gregge silenzioso, poco pensante e obbediente nel non votare e nel destinare l’otto per mille.

È sconfitta l’autonomia della pratica medica e della ricerca scientifica. La prima perché la medicina continuerà a vedersi imposte dalla legge scelte terapeutiche che dovrebbero dipendere dalla responsabilità del medico. La seconda perché la ricerca sulle cellule staminali embrionali continuerà comunque, ma in dipendenza dai centri stranieri in grado di fornire a pagamento le linee cellulari e di condizionare i pochi progetti ideati e svolti in Italia.

È sconfitta la giustizia sociale. I vincoli della Legge 40, confermati dal referendum, non esistono in altri paesi europei, verso i quali quindi si dirigeranno (come già avviene) le coppie in difficoltà. Ma questo accadrà solo per chi può permetterselo.

Sono sconfitti coloro che ritenevano valida e giusta la Legge 40 e sono riusciti a mantenerla, ma solo ricorrendo all’astensione e soffocando le loro ragionate posizioni nella massa degli indifferenti.

Sono sconfitti coloro che hanno difeso la Legge 40 con la chiarezza del «no» e ora appaiono infima minoranza.

Sono sconfitti, infine, coloro che con il «sì» intendevano ridimensionare la Legge 40, almeno nei suoi punti più contraddittori e punitivi.

La Legge 40 rimarrà come era, anche in quei punti, che gli stessi parlamentari favorevoli, non avendo argomenti per difenderli, hanno assicurato che saranno modificati. Ora attendiamo questa promessa revisione della Legge 40, pur dubitando della sincerità di una maggioranza che ha bloccato ogni dibattito e ogni minimo emendamento in Parlamento pur di approvarla in questa forma, e ha cavalcato l’astensione per mantenerla in questa forma.

I vincitori

Tutti sconfitti dunque? Certamente no, qualcuno ha vinto. Ha vinto l’ignoranza di chi si è trincerato dietro la difficoltà del tema per scegliere la comoda scorciatoia dell’astensione: la Legge 40 è difficile, i quesiti ancora di più, quindi io approvo senza neppure leggere. Ha vinto la fuga dinanzi allo sforzo, il rifiuto di studiare, confrontarsi e contarsi. Hanno vinto quelli che si muovono solo per ciò che tocca il loro immediato interesse: le coppie sterili s’arrangino e non facciano storie, in fondo si tratta di poche persone.

Ha vinto l’analfabetismo scientifico di un paese dove si può abrogare quasi senza resistenze l’insegnamento di Darwin a scuola, e dove quindi si possono raccontare agli sprovveduti le favole nere della clonazione e dei tecnologi della provetta impegnati a selezionare bimbi con gli occhi azzurri.

Ha vinto chi, invece di documentarsi, si è crogiolato per mesi nei dubbi di fronte alla logica binaria del sì/no, per poi abbracciare la logica unaria dell’astenersi e approvare senza conoscere.

Ha vinto la santa alleanza dell’antico misoneismo clericale (che si opponeva all’anatomia e alla vaccinazione perché contro natura) col contemporaneo fondamentalismo che celebra la sacralità della natura che non vuole «manipolata».

Ha vinto la contraddittorietà di chi ha creduto che una qualsiasi Legge 40, il cui unico effetto è quello di ridurre la probabilità di successo della fecondazione assistita, potesse costituire un baluardo contro ogni possibile degenerazione della scienza. Cinquantamila coppie sterili hanno fatto da vittime sacrificali all’irrazionale paura del futuro. E hanno vinto i chemmefrega, ma non se ne sono accorti.

Gianfranco Accattino


 
 
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