Nel nome dei potenti


Rigido, fisso e incerto, come ormai da settimane, quando la sorte l’ha costretto a parlare non più da cardinal-teologo, ma da papa, Raztinger si è affacciato alla solita finestra e ha sillabato: «Unisco la mia voce a quella del presidente Ciampi e del presidente Karzai, per chiedere la liberazione di Clementina Cantoni». È tutto ciò che ha saputo dire su un caso umano, che coinvolge realtà conflittuali e complesse come quelle dell’Afghanistan. La fede evangelica è ridotta al silenzio, da chi dovrebbe dargli voce, e con la fede è messa a tacere l’attenzione alla realtà umana, culturale e storica degli uomini e delle donne. Il papa non ha invocato il nome di Dio. Non s’è associato alle donne e all’angoscia delle madri. Non ha chiesto giustizia e pace, ma in nome delle autorità, più o meno legittime, di questo mondo, si è qualificato come una di queste autorità. Chi dà scandalo? Chi disconosce il potere persuasivo della testimonianza disarmata del Cristo? Chi identifica il cristianesimo col potere di dominio dell’Occidente e vanifica il vangelo?

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