Razzismo non solo padano


I fatti di Varese – un immigrato senza permesso di soggiorno uccide in una rissa un giovane intervenuto per sedare, ne segue una pronta manovrata reazione razzista – sono molto gravi. Gravissimo che un uomo, chiunque sia, usi un coltello contro un altro uomo. Gravissimo che si scateni un movimento contro gli immigrati in quanto tali. Abbiamo visto in tv un corteo leghista a Varese: braccia alzate tese e minacciose esattamente come nel classico gesto fascista. Gravissimo che il ministro Pisanu prima sottolinei l’immigrazione senza permesso come pericolo e reato, ribadendo la politica dei Cpt (Centri Permanenza Temporanea, che recludono per respingere), e solo dopo deprechi la voglia barbara di farsi “giustizia” da sé. Gravissimo che, di fronte al fenomeno incontenibile – perché tra i popoli vale la legge dei vasi comunicanti e fermare le migrazioni è come sparare al vento, ma il vento qui sono persone umane – i governanti pensino solo al contrasto duro e alla reclusione senza colpa alcuna. Gravissimo che la chiesa non alzi la voce qui almeno quanto sulla morale della vita: le persone, anzitutto le più deboli, sono la vita.

Ma c’è anche il positivo. La famiglia dell’ucciso cerca di moderare la furia vendicativa. La madre dell’uccisore sente il dolore dell’altra madre e riconosce che il proprio figlio merita una pena. Vendola promuove un movimento a livello istituzionale anti-reclusione-immigrati. Un cenno di Prodi sulla illegittimità dei Cpt.

C’è ancora molto da fare: non contrastare militarmente e penalmente l’immigrazione, ma anticiparla con ampi e ben attrezzati (vale spendervi molto) Centri di Programmazione Transiti (Cpt in senso opposto) nei paesi di partenza degli immigrati, di cui l’Italia ha bisogno. Là i migranti potrebbero essere preparati (lingua, regole, informazioni sul lavoro, viaggio sicuro) ad essere accolti. La tratta criminale sia considerata e punita nell’origine organizzativa, sulle due sponde, a tutti i livelli, come schiavismo, crimine contro l’umanità. Attuare una buona volta il dovere costituzionale – ma, di più, umano – del diritto d’asilo.

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