Lettera sul voto politico |
Parecchi amici mi hanno scritto approvando, discutendo e criticando la scelta espressa nell’articolo “Dichiarazione di voto”, nel n. 278 e in varie altre occasioni. Qui riassumo in una sola lettera le principali argomentazioni, che diversi tra loro accettano, con cui mi è parso di potere rispondere alle critiche. Carissimo, la mia drammatica posizione, che dico ai politici che conosco nel centro-sinistra è questa: la vostra guerra è imperdonabile, eppure vi voto, perché con la destra sarebbe tutto peggio: la guerra, l’economia, la Costituzione, la scuola, la decenza. E aggiungo: badate, molto più di prima, di non approfittarne! Caro amico, la politica non è il meglio, ma il possibile. La politica deve essere strabica: con un occhio guardare alto, all’ideale, con l’altro guardare per terra, alle merde, alle pozzanghere, alle trappole da evitare, e fare i bassi calcoli per non cadere nel peggio. Ho un’idea forse fin troppo ideale della politica, ma so bene che essa è il possibile orientato sull’ideale. Ma il possibile. Tu trovi insensata la frase dell’appello di Bobbio e Galante Garrone «Chi si astiene vota Berlusconi». Io ripeto (senza letteralmente equiparare Ulivo e Mussolini, perché la differenza c’è) che se mi trovassi in un ballottaggio secco tra Hitler e Mussolini, correrei a votare Mussolini. Se mi astenessi per lo schifo che provo, favorirei Hitler. Tra due criminali, senza altra scelta praticabile, voglio scegliere il criminale più piccolo, e non mi astengo. Oggi le cose non sono a questo punto, ma i casi estremi servono a vedere i casi medi. Non è in gioco nel voto la mia coscienza, ma il mio piccolo peso unitario in una scelta che non voglio lasciare tutta ai cinici, ai disinformati, ai plagiati, ai distratti, agli idealisti astratti e ingenuamente evasivi. Il voto è la politica dei numeri. La politica delle verità la faccio negli altri momenti: nella cultura, nell’informazione, nell’associazionismo e nel volontariato. Se facessi politica in un partito, la farei forse con Rifondazione, ma in questo momento voterei ugualmente Ulivo. Il voto è raramente affermazione dell’ideale, più spesso, come ora, è “riduzione del danno”. La primissima cosa è fare tutto ciò che è legale per fermare Berlusconi. Se la sinistra è ridotta come tu dici bene, Rifondazione (a parte le critiche che si può farle) non ha i numeri e non contribuisce a fermare Berlusconi. Io voterò l’Ulivo, come nei primi del ’900 il bene possibile d’Italia furono Zanardelli e Giolitti, e nel ’22 tutta la sinistra insieme, con i popolari, avrebbe dovuto appoggiare Giolitti e Facta, perché dietro l’angolo c’era Mussolini. Hitler e Mussolini sono passati grazie alle divisioni perfezioniste delle sinistre e all’odio stupido tra cattolici e socialisti. Dimmi se sbaglio. Oggi occorre evitare ad ogni costo Berlusconi. Lo ha detto anche Bertinotti. Se Berlusconi vincerà, sarà anche grazie a chi non appoggia l’unica possibilità di batterlo, e questa responsabilità sarà enorme. Tu mi ricordi che questo centro-sinistra ha fatto la guerra. E come potrei dimenticarlo? E come potrei perdonarglielo? Abbiamo insieme lottato quotidianamente contro quella guerra, perché siamo contro tutte le guerre, e perché lavoriamo a costruire le alternative all’omicidio organizzato e agli eserciti come mezzo di risoluzione delle controversie. L’obiettivo è cancellare dalla politica e dalla storia questa vergogna. Ho scritto un libro anch’io, buon ultimo, per questo. Nei mesi di quella guerra del ’99 ho parlato e scritto ogni giorno, poi ho raccolto gli interventi in un altro libro, venduto ancora oggi. Eppure voto l’Ulivo. Non voto la sua guerra imperdonabile. Voto le tradizioni e le possibilità che l’Ulivo ha dentro, voto il dovere che ha di pentirsi, voto i numeri che gli sono possibili per resistere al polo di destra, numeri che Rifondazione non ha. L’Ulivo ha violato il preziosissimo e civilissimo art. 11 della Costituzione, e di questo la storia lo accuserà, ma non si ripromette di stravolgere la lettera stessa impegnativa della Costituzione, come vuol fare Berlusconi. Non rispettare un contratto è grave, ma falsificarlo o strapparlo è peggio. È proprio vero, e non è affatto insensato, quello che dice l’appello di Bobbio, Galante Garrone ed altri: non votare – e io aggiungo: non votare l’Ulivo – favorisce Berlusconi. Fai i tuoi conti. È questo che vogliamo? Con tutta l’amicizia Enrico Peyretti |