MILOSEVIC ARRESTATO
Sarà giustizia 
se uguale per tutti

L’arresto di Milosevic, dopo quello di altri dittatori e generali, è un segno mezzo buono e mezzo cattivo. 

Mezzo buono, perché i capi di governo e di stato – anche se non vengono ghigliottinati o fucilati nel vivo di una rivoluzione (e pure questo fa parte del buon segno) – è giusto che rendano conto delle loro azioni criminali.

Mezzo cattivo, perché sono ancora, come a Norimberga, i vinti, e non i vincitori ad essere giudicati. Anche i vincitori hanno commesso crimini: in generale, perché non si vince una guerra senza essere più feroci del vinto; in particolare, perché la guerra della Nato alla Serbia del 1999 ha incluso diverse azioni Nato che sono crimini anche per i cosiddetti “codici di guerra”. Ma le numerose denunce, in Italia come negli Usa, sono state archiviate da una giustizia che ancora si astiene dal giudicare i vincitori.

Mezzo cattivo, anche perché la giustizia jugoslava che arresta e giudica Milosevic è notoriamente spinta dal ricatto Usa: se non lo arrestate entro il 31 marzo non avrete i 50 milioni di dollari di cui avete bisogno. Milosevic è stato arrestato nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile. I dollari sono stati sbloccati.

Mezzo cattivo, anche se Milosevic fosse tradotto all’Aja, davanti al tribunale speciale per l’ex Jugoslavia. Quando sarà costituita la corte penale internazionale, permanente, precostituita rispetto ai fatti, (fino a febbraio il trattato aveva avuto 29 ratifiche sulle 60 necessarie per diventare vincolante, e finora la costituzione di quella corte è stata osteggiata dagli Usa) nascerà qualche possibilità in più di dichiarare la verità e il diritto – ciò che è più importante della pena – sulle azioni di chi governa gli stati e guida gli eserciti, chiunque esso sia.

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