ANPI, MILINGO E ANTILINGUA
Cose che accadono

Il risultato delle amministrative conferma una mia idea "fissa": che senza Berlusconi come "premio" il baraccone della destra attira pochi clienti. Ed era questo il motivo per cui era così essenziale vincere quest’anno: difficilmente il Cavaliere si sarebbe ripresentato una terza volta e, senza di lui, tra cinque anni, sarebbe stato uno scenario totalmente diverso e una eventuale "alternanza" non così devastante. Bertinotti e Di Pietro sono imperdonabili a non averlo compreso. Anche se l’Ulivo non avrà fatto il possibile per favorire le convergenze, ognuno poteva vedere che la prima necessità era evitare quest’esito elettorale che, come ha scritto qualche giorno fa il manifesto, ha fatto venire a galla un’altra Italia, rispetto a quella nota dal ’45 in qua, anche con i governi più conservatori.

Abitando a Milano, io sarò l’unica dei miei familiari a subire l’onta di un totale dominio di destra: comune, provincia e regione. Se poi si guarda ai personaggi concreti (Albertini, che pure sta cercando di affossare il referendum antitraffico, è ancora il meglio: è tutto dire) c’è da svenire. Per evitare il deliquio, sono andata alla riscossa e ho conseguito l’insperato onore di una tessera dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Ho scoperto così che l’iscrizione non è riservata agli ex partigiani o alle loro vedove, ma ad ogni "antifascista". "Qualifica: "Antifascista"", hanno scritto, a me come a chiunque altro sulla tessera. Fanno belle iniziative, soprattutto nelle scuole. Penso che sarebbe bello iscriversi in tanti, attivarsi un poco, e fare di questa gloriosa associazione uno strumento di "strategia della memoria" e di resistenza, di educazione e comunicazione democratica e costituzionale.

Mons. Milingo si è sposato. Non mi scandalizza che si sia sposato. Mi turba che l’officiante sia stato il "reverendo" Moon. Bisogna andarci piano a parlare di "religione" e di dialogo tra le religioni, senza distinguere le forme religiose. Quella del cristianesimo con la "religione" e la religiosità è una alleanza storica, ma non per questo meno pericolosa. È vero che le autorità ecclesiastiche cattoliche non hanno certo incoraggiato Milingo, anzi lo hanno osteggiato. Ma lasciato fare. È rimasto in sacris, col suo bell’ordine episcopale intatto. L’allora abate Franzoni fu sospeso fulmineamente a divinis per aver dichiarato per chi avrebbe votato (il Pci di Enrico Berlinguer). La chiesa non ha la paura che dovrebbe avere dell’abbraccio della religione e mostra invece una fobia viscerale verso la sinistra e un panico smarrito e respingente verso chi si dichiara non credente. Quando imparerà?

Un giornalista de l’Avvenire è stato intervistato a proposito di una specie di Lessico di Morale che sta per essere emanato dalla Santa Sede ad usum confessorum e, in generale, dei preti. Centrato, occorre precisarlo?, molto sulla morale sessuale, intesa in senso lato. Diceva il giornalista: "occorre evitare gli equivoci dell’"antilingua"; un conto è, ad esempio, parlare di aborto, un conto è parlare di interruzione di gravidanza. Questo è un linguaggio asettico, neutro, tecnico, che allontana le emozioni e mette in altra luce, o in ombra, il fatto reale. Occorre reimparare a dire pane al pane e vino al vino". Verissimo. È tanto che lo penso e appena posso lo predico. Per esempio, perché non chiamare "omicidio autorizzato del colpevole" o "permesso di ammazzare il reo", "permesso di vendicarsi uccidendo" la cosiddetta pena di morte? Perché non chiamare la guerra "organizzazione autorizzata del massacro e della devastazione"? Un esempio mostruoso di antilingua è il linguaggio usato dai militari e che abbiamo tutti riscoperto nella "guerra del Golfo": "no game", "obiettivo centrato", ecc. Ma la Santa Sede non mi risulta abbia sentito né allora, né prima, né ora la necessità di demistificare questo linguaggio. Né, tantomeno, quello ormai avvelenante la comunicazione e persino le nostre coscienze che parla di "competizione", non nei centometri ma nel tentativo di avere pane, casa, lavoro, diritti umani, di "gara della vita", di competitività, di flessibilità in uscita, di globalizzazione (cioè: non si decide più con le forme della democrazia rappresentativa, ma decidono poteri forti economici e finanziari che passano sulle teste di tutti), ecc. Tutto il vocabolario della destra è una antilingua. Purtroppo non solo della destra ormai. Ma la delicata sensibilità morale delle autorità ecclesiastiche si ferma alle scuole cattoliche e al fatto che le condotte sessuali diverse dalla morale cattolica siano vietate per legge e almeno nella lingua. Ottenuto questo, secondo loro "l’ordine regnerebbe a Varsavia", evidentemente.
 Maria Cristina Bartolomei
 


 
 
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