LA LUNGA MARCIA |
Ha iniziato 20 anni fa |
Con queste righe intendo rispondere ad alcune sollecitazioni venute dall’editoriale del foglio n. 281 a proposito delle ultime elezioni.
1. Il centro-destra ha vinto. Ora si appresta a governare e vuole farlo per 5 anni. Questa volta sanno di non dover esagerare anche perché hanno gli occhi dell’Europa puntati addosso. Le prime settimane dopo il voto mostrano questa prudenza e i primi passi istituzionali (elezione dei presidenti di Camera e Senato) sono stati incoraggianti. Insomma, si profila un ciclo di governo lungo. Attenzione però: il tutto non ci sta davanti, ma è iniziato sommessamente 20 anni fa, quando Berlusconi senza nemmeno saperlo ha iniziato a generare il suo elettore. Chi guarda la televisione tutte le sere per 20 anni (tanto più se ne ha 20 in tutto!) facilmente finisce per votare chi lo ha creato. Lo vota per affinità genetica, perché in lui si riconosce, essendo a sua immagine e somiglianza. Costui, in genere, non sa nulla di politica o di democrazia, in buona fede, semplicemente perché i suoi interessi sono altri. Costui non é nemmeno "di centro-destra", non confondiamo: ritengo che un uomo di centro-destra (esattamente come il suo simmetrico) possa avere un’alta dignità politica che difficilmente si concilia con l’eletto e la sua creatura elettrice. Spero – ma anche so – che tanti uomini di centro-destra avrebbero voluto un altro candidato. La maggioranza che ha "deciso" tutto, però, è la massa impolitica, il pubblico televisivo che pensa politicamente solo 5 minuti ogni 5 anni nel segreto della cabina elettorale. Non voglio impersonare il sinistroide saccente che si tira fuori: tristemente riconosco che è un problema culturale, soprattutto della mia generazione (dei trentenni), e che non è molto che provo a pensare politicamente. 2. Il centro-sinistra paga il non aver visto lungo. Per 20 anni ci si è accontentati di portare in piazza non più del 5% degli studenti: a dire e a fare sempre le solite cose. Si è pensato poco; soprattutto si è pensato poco al restante 95%. Ma è troppo facile dirlo adesso. Imperdonabile, invece, non aver costretto Berlusconi a risolvere il conflitto d’interessi negli ultimi 5 anni (lo si sarebbe costretto o a rendersi meno impresentabile o a lasciare spazio ad un altro). Ora se lo risolverà lui, come vorrà, e dovremo anche essergli grati come ad un sovrano illuminato. La sinistra paga una rigidità ideologica che le ha impedito di leggere il reale. Per fare un altro esempio, non ha saputo prendere sul serio i problemi che venivano dal nord (inefficienza, corruzione, arroganza dell’amministrazione pubblica). Lo hanno fatto la Lega e poi, grazie all’azione dirompente di questa, Manipulite. Da allora il moto spontaneo è stato disperso, la Lega ha preso la via che tutti sappiamo (e infatti ha perso consensi) e, soprattutto, in meno di 10 anni l’eredità della protesta ha saputo prendersela il Cavaliere, non la sinistra! Anche il sindacato ha esagerato con il garantismo ideologico di posizioni indifendibili: nel merito, non certo a livello di principio. Troppo spesso si è calpestata la dignità del lavoro, anche nella scuola: platealmente davanti agli occhi delle ultime generazioni. 3. La sinistra dura e pura non fa che ridurre gli spazi della democrazia, "sottraendo" il 5% degli italiani al "parlamento". I principi irremovibili sono cose, non parole, quindi contrastano con il senso dialogico della politica. Rifondazione è un fondamentalismo. La stessa integrità ideale sarebbe meglio spesa nello scontro critico e nell’onestà autocritica, non chiamandosi integralisticamente fuori dal gioco. 4. Le indicazioni di voto del Vaticano non mi stupiscono. La chiesa istituzionale, come ogni istituzione irrigidita – anche il partito comunista sovietico! – finisce per tendere a destra. L’istituzione deve innanzitutto garantire se stessa, deve sopravvivere e non può tollerare alcuna forma d’inquietudine, critica o profetica. Nessun potere forte creerà mai problemi seri ad una curia di preti. Loro lo sanno bene. Riassumendo: un profilo alto della politica è sempre più appannaggio di una ristretta élite intellettuale (non solo di sinistra, ricordiamolo!), e questa situazione minoritaria nella democrazia dei numeri è drammatica. Lo stesso avviene con lo spirito evangelico nella Chiesa. La Costituzione e il Concilio non sono più il riferimento della maggioranza dei cittadini e dei credenti. E allora che fare? Nessuna ricetta: essendo un problema culturale occorre lavorare su tutti i fronti in tutte le forme possibili e immaginabili per ricostituire una coscienza critica, politica, civile, anche nella Chiesa. I risultati verranno, forse, in forme imprevedibili. Per far questo le posizioni ideologiche sono deleterie. Sarà un lavoro lungo. Berlusconi ha iniziato 20 anni fa... Claudio Belloni
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