NICHELINO |
Questione di cultura |
Spesso ci si interroga sul perché in alcune zone, in genere periferiche, sia prevalente una cultura di massa nella sua accezione negativa. Una possibile risposta, beninteso parziale, ci viene suggerita dall’analisi di come una stessa frase sia stata utilizzata nella recente campagna elettorale. Il ds Sergio Chiamparino ha fatto ricorso alla frase di apertura del programma di Domenico Carpanini: "Una città dove vale la pena di crescere dei figli" con la firma di Gabriel Garcia Márquez. È una questione di correttezza l’attribuire uno scritto al suo autore. È come dire io prendo in carico la tua idea e ne faccio un mio impegno. Questo a Torino. Ora a Nichelino, città di prima cintura, lo slogan elettorale per andare a Roma del ds Salvatore Buglio è stato "Un futuro del quale si possa dire che in esso vale la pena di crescere i propri figli". Difficile pensare che non sia stata derivata da quella di Márquez. Se così non fosse sarebbe una molto improbabile combinazione. Se invece lo è, allora siamo indotti a fare almeno una considerazione. La frase, in un italiano un po’ contorto, è troppo lunga per essere fatta propria dal grande pubblico. Bastava: "Un futuro dove vale la pena di crescere dei figli". Per rendere più chiaro il messaggio si è complicato il testo e si è aggiunto "propri" a figli. La cosa non è indifferente. Tra "dei figli" e "i propri figli" c’è di mezzo Kahlil Gibran con "I figli non vi appartengono". Che non è poco. Anzi. Non si tratta di essere degli intellettuali ma di rendersi conto del valore delle parole quando queste vengono usate per esprimere idee. Per la cultura di periferia nutriamo una profonda simpatia, e persino condivisione, quando viene dal basso. Molto, molto meno se questa è stata importata da quella kitch di una classe politica che con orgoglio dichiara: "Non siamo vassalli di Torino". La cosa ci rallegra. E intristisce, allo stesso tempo. Mino Rosso
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