Scrive p. Zanotelli: «Ricordo che ero missionario in Sudan, a El Obeid, quando alla fine degli anni ’60 lessi di un vescovo africano che partendo dal Vangelo aveva fatto un’analisi dell’Africa australe con una capacità di denuncia anche politica ed economica che mi aveva molto ben impressionato: erano anni in cui tutta la regione, eccetto lo Zambia, era ancora il “bastione bianco”. Quel vescovo era monsignor Milingo. Poi entrò nella problematica delle guarigioni, strettamente connessa con l’inculturazione. Fino a che punto la visione africana del mondo poteva esser accolta dalla chiesa e diventare parte dell’annuncio evangelico?... Gesù che guariva allora e che guarisce oggi! Ricordo pure come Nigrizia lo abbia seguito con degli articoli in sua difesa, che ci attirarono anche delle reazioni ufficiali pesanti. Ma a noi sembrava esserci qualcosa di valido in quell’esperienza».
La questione politico-religiosa è messa ben in evidenza su La Stampa del 28 agosto
da C.Gorlier: nello Zambia (ma anche in altre parti dell’Africa) la missione cattolica ha cercato di mediare fra il cristianesimo e quel mosaico di tendenze animistiche tipico di quel paese: il tutto confluirebbe verso la cosiddetta «comunità degli spiriti». Quando mons. Milingo non si è più reso garante di questa attenta mediazione, spostandosi decisamente dalla parte dello spiritismo e dei relativi esorcismi, il Vaticano lo ha chiamato a Roma con altri incarichi per toglierlo dalla zona calda e limitare i danni (questo più o meno all’inizio degli anni ’90).
Prosegue p. Zanotelli: «Però, guardando con gli occhi di adesso, che cos’è avvenuto in Milingo? Molto probabilmente è passato da una lettura del Vangelo che inizialmente aveva, comprensiva anche di una dimensione politica ed economica, a una lettura zoomata sul mondo dei demoni.
Ha sempre più dimenticato la valenza del Vangelo come critica della realtà anche nei suoi aspetti economici, politici, ed è... partito per la tangente delle guarigioni. Questo grosso pericolo è andato poi aumentando in Italia perché, secondo me, avere un uomo come Milingo che va in giro a fare guarigioni – non solo in Italia ma in Europa e nel mondo – è quello che la gente cerca: dimenticando che Gesù guarisce... da ben altre malattie, da un mondo che è fatto di demoni che hanno un nome e cognome, che sono economici e politici... È qui che Milingo ha completamente perso la bussola e si è perso nello spiritualismo. Ricordo la frase di un teologo africano: «Noi in Zaire siamo in un gravissimo pericolo: stiamo facendo delle bellissime celebrazioni mentre fuori la gente muore di fame, è oppressa!»
Se l’inculturazione, che è un fatto fondamentale di dignità umana (e con tutto il disprezzo che nel passato abbiamo avuto per l’Africa questo è fondamentale), non è legata a un processo di liberazione, che è politica, che è economica, che è sociale, che è familiare... allora diventa unicamente funzionale al sistema. Ecco quello che è avvenuto a Milingo. In Italia lo applaudivano tutti, andavano da lui come da un santone – perché i santoni vanno benissimo a questo sistema, basta che non tocchino l’economia, le dinamiche politiche, gli aspetti sociali della realtà. Quello che è grave, nella parabola della sua vita, è la scelta finale, non tanto in chiave moralistica, ma in quanto mette in serio pericolo il processo d’inculturazione, la sua credibilità... L’andare con Moon, poi, è una cosa che fa ancora più specie. Perché Moon è appunto l’emblema della religione usata dal sistema. Milingo c’è caduto... come una pera cotta! Al di là del tradimento della sua visione teologica di partenza, al di là del fatto che si sia sposato, al di là della questione se abbia conosciuto o meno la moglie prima del matrimonio... il problema grosso è che Milingo sia entrato in questa religione civile del tutto funzionale all’Impero. È ciò che la sua parabola personale, del resto, andava ormai lentamente preparando. Se l’inculturazione non è legata alla liberazione, in maniera globale, si finisce per essere strumentalizzati, per divenire semplicemente funzionali al sistema».
Ma perché il Vaticano è stato ora così morbido con lui tentando il ripescaggio? Perché mons. Milingo è un vescovo, e quindi può nominare altri vescovi, che insieme possono ordinare un esercito di presbiteri (ricordate Lefebvre?). Qualora Milingo ordinasse altri vescovi, secondo le categorie giuridiche di Roma l’ordinazione sarebbe valida, seppur illegittima e irregolare. Roma rischierebbe di trovarsi una Chiesa africana (e forse non solo africana) separata, eretica e scismatica finché vogliamo ai suoi occhi, ma suscettibile di un grande proselitismo. Roma pensa in secoli: e quasi 500 anni dopo la rivolta protestante in cui ha perso in pratica l’Europa del Nord, non vuole correre il rischio di perdere una parte dell’Africa (fra l’altro terra e chiesa giovane, grande serbatoio di vocazioni ecclesiastiche). Milingo è soltanto una pedina in questi giochi di potere.
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