DIALOGHETTO EVANGELICO |
L’altra guancia e l’altra morale |
A. Mi sono imbattuto nell’invito evangelico a porgere l’altra guancia. B. E sei rimasto sorpreso. A. È diverso da come lo ricordavo. B. Cioè? A. Mi è sempre stato presentato come invito all’amore remissivo, al cedimento pro bono pacis. Invece è un invito alla rivoluzione morale: si trova all’interno del “discorso della montagna” e in particolare come rovesciamento dell’antica legge del taglione. B. È vero. E se leggi Matteo trovi un passo che in Luca non c’è. A. Dimmelo. B. Luca e Matteo, dopo l’altra guancia, dicono che se qualcuno vuole prenderti il mantello devi lasciargli anche la tunica o viceversa. A. Adesso ricordo: i due evangelisti mettono uno prima la tunica e l’altro prima il mantello. B. Curioso ma inessenziale, mi pare. Invece Matteo aggiunge: «e se qualcuno ti costringe a fare seco un miglio, fanne due con lui». A. Effettivamente questo passo del raddoppio è interessante. Vuoi forse intendere che Gesù dica: «se qualcuno ti fa del male, tu faglielo ripetere»? B. Credo che sia proprio così. A. Altro che amore remissivo! È militanza per il regno di Dio, rovesciamento del mondo attuale. A. Non è cedimento al nemico. B. No. Anzi, amare il nemico – come Gesù dice subito dopo nello stesso “discorso della montagna” – non è consegnarsi a lui ma sorprenderlo con l’amore per cambiarlo. A. E fargli ripetere il male significa non farsene coinvolgere, isolarlo ed esporlo nella sua unilateralità. B. Cosicché risulti ben chiaro che è male, violenza, sopruso. A. Mentre la legge del taglione pareggiando mette sullo stesso piano, sulla bilancia, aggredito e aggressore e li confonde nello scontro. B. Invece il «faglielo ripetere» raddoppia il peso sulla bilancia tutto da una parte e mette allo scoperto l’ingiustizia. A. Anche agli occhi di chi la compie. B. Soprattutto agli occhi di chi la compie. Infatti, se la prima volta egli ha colpito in preda all’ira e accecato dalla passione, la seconda volta è probabile che lo faccia, se lo fa ancora, rendendosi conto di quel che fa. Si promuove la resipiscenza. A. Se invece l’offeso si difende con uguale violenza (dente per dente), la passione dell’aggressore si alimenta, e si accende anche quella dell’aggredito: un disastro. B. Dobbiamo quindi riproporre parole come ripetizione e resipiscenza. A. Parole che hanno oggi vita difficile. La frenesia per il nuovo promuove al loro posto il pentimento e la rimozione. B. Gesù invece insegna a vincere il male con la sua ripetizione. A. Sorprendente! Giuseppe Bailone |