Non c’è uomo condannato
Se qualcuno si trova allora senza Dio, senza pensiero, senza immagini, senza parole, resta almeno per lui questo luogo di verità: amare il fratello che vede.

  Se non giunge ad amare, perché è sommerso nel suo sgomento, solo, amareggiato, sconvolto, resta almeno questo: desiderare l’amore.

  E se persino questo desiderio gli è inaccessibile, a causa della tristezza e della crudeltà in cui è come inghiottito, resta ancora che può desiderare di desiderare l’amore. E può essere che questo desiderio umiliato, proprio perché ha perso ogni pretesa, tocchi il cuore del cuore della divina tenerezza.

   «Non è su ciò che tu sei stato, né per ciò che sei che ti giudica la misericordia, è su ciò che hai desiderio di essere».
   Non c’è uomo condannato.
                                                                                   Maurice Bellet

(da “Incipit”,  ed. Servitium)


 
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