Pillole di burocrazia sanitaria e buon senso

In qualità di futuro insegnante devo presentare alla scuola un “Certificato di idoneità fisica all’impiego”. Per averlo ho dovuto: recarmi alla A.s.l., fare una coda, ritirare il bollettino, andare all’ufficio postale, fare una coda, pagare 48.000 lire alla A.s.l. e 1.500 alle P.t., tornare alla A.s.l., fare una coda, consegnare la ricevuta di pagamento, ritirare il modulo compilato e timbrato, fare l’ultima coda per la visita medica. Ebbene, senza alcun pudore, e fregandomene della mia sacra privacy, eccovi il resoconto dettagliatissimo della visita: entro, saluto, mi siedo. “Come sta? Tutto bene?”, “Sì, sì”. Visibilmente soddisfatto, il medico sta già per firmare, ma uno scrupolo di coscienza lo spinge ad un approfondimento: “Mai avuto malattie gravi? Ricoveri?”, “No, no”. Eseguito l’“Esame obiettivo generale”, il medico firma la seguente dichiarazione: “Risulta psichicamente e fisicamente idoneo e non affetto da malattie infettive o contagiose o comunque trasmissibili in atto”, e mi congeda.

Domanda: non sarebbe stato più economico andare direttamente a scuola a dire che sto bene?
Ma ci sono anche degli aspetti decisamente positivi: in effetti non è frequente che uno 
sconosciuto ti chieda “Come sta? Tutto bene?”. 
E poi – me ne rendo conto solo ora, scrivendo – quando mai il mio dire è stato così ligio al comando evangelico?

Claudio Belloni
 


 
 
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