NUOVE ARDEATINE
Un milione di extracomunitari per ogni comunitario morto
Sia pure in forma più o meno incosciente (ma a che ci serve allora la nostra cultura, la nostra informatica?) stiamo facendo impallidire i crimini nazisti. A “dieci italiani per un tedesco” stiamo sostituendo una rappresaglia centomila volte più feroce. Se si contano a decine, forse a centinaia, le vittime della delinquenza extracomunitaria, noi, galantuomini e gentildonne, puliti ed onesti, nonché terrorizzati dalla delinquenza, stiamo preparando un massacro dell’ordine delle centinaia di milioni annui. Usiamo ancora le classiche armi dello sfruttamento e della guerra, ma abbiamo armi ben più efficaci. E non sono armi del tutto nuove. Non dimentichiamo che il genocidio meglio riuscito, quello degli indiani del Nordamerica, è stato ottenuto più con l’acquavite che con le gesta dei vari Buffalo Bill.

Il numero del marzo 2001 di Volontari per lo sviluppo fornisce i seguenti dati: mentre da noi il consumo di tabacco regredisce, i mercanti di morte (Philip Morris...) hanno invaso il Sud del mondo incrementando le vendite del 70%. La pubblicità è sfrenata e gli spacciatori comunitari mettono letteralmente in bocca ai ragazzi il veleno. Oltre ai danni ambientali per la coltivazione della droga ed ai costi proibitivi (le spese per le sigarette superano il 25% del salario medio), il costo umano si prospetta superiore ad un Olocausto all’anno: sette milioni di morti.

Come già documentato (il foglio 272), l’obesità miete vittime a milioni anche nel Sud del pianeta. Nel mondo il numero delle persone in sovrappeso è equivalente a quello degli affamati. Il male colpisce ovviamente anche il Nord; ma noi siamo più attrezzati dal punto di vista igienico, medico e psicologico per affrontare tale immane flagello. Per capire a fondo il problema, senza cadere in arroganti moralismi, facciamo un paragone. Supponiamo di soffrire di una grave patologia: un insigne medico ci offre un gradevole farmaco senza limiti nel dosaggio e senza avvertirci dei pericoli. Ognuno di noi, grato e felice, assumerà il farmaco fino a morirne.Così è per l’eccesso di cibo.

Lo scenario che incombe sul Sud del mondo a causa dell’effetto serra è un concentrato delle più micidiali calamità: decine, forse centinaia di milioni di sventurati dovranno affrontare da una parte siccità e desertificazioni, dall’altra catastrofiche piogge, inondazioni delle coste e riduzione dell’acqua dolce. Il tutto porterà un aumento vertiginoso di malattie vecchie e nuove. Anche noi subiremo alcuni di questi flagelli. Ma la nostra posizione geografica e le nostre attrezzature attenueranno i danni.

A tutto ciò si aggiunge la vecchia piaga della fame. È giusto non abbassare la guardia dinanzi a tale tragedia, ma una lotta contro la fame che ignori i pericoli della crescita illimitata rischia di essere funzionale al potere (Stati Uniti in testa). “C’è fame, c’è miseria? Niente paura, ci siamo noi! Globalizzazione, cibi transgenici, più tecnologia, più investimenti, più produzione!”.

E noi sonnecchiamo e brontoliamo.

Dario Oitana 
 


 
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