Recensioni e recensori |
Per me è così: scrivere un articolo mi impegna, ma mi ci metto e lo faccio, senza paura (magari con temerarietà...). Recensire un libro mi intimidisce. Ne ho lì decine, anche già letti, ricevuti da autori ed editori che vorrei accontentare prontamente, con serietà critica, insieme all’apprezzamento. Ma esito, non oso. Temo sempre che mi sia sfuggito un punto di importanza decisiva. Temo di sbagliare giudizio, in meglio o in peggio. Leggendo, prendo molti appunti, che stentano a organizzarsi in uno scritto.
Guardo con ammirazione e invidia a quegli scrittori, che sono spesso docenti e autori occupatissimi, i quali sfornano anche più di una recensione alla settimana. Con ammirazione, invidia e qualche sospetto: che abbiano un ghost-writer che glieli scodella, mancanti solo della firma famosa? Che abbiano avuto la bozza fornita dall’autore amico? Che le citazioni precise che fanno risultino dall’apertura a caso di una pagina qui e una là? A volte, verificando, il sospetto si rafforza. Talvolta, infatti, prendono delle sonore cantonate. A volte, invece, sono bravissimi. Io invece esito. Certo, ci si può rifugiare nella “segnalazione” del libro e dei suoi contenuti, ma un buon libro suscita domande di cui si vorrebbe far parte ad altri lettori. Esporre qualche idea propria è più facile che discutere le idee altrui. Eppure, vedete che la rubrica “libri” su il foglio è una delle più abbondanti. C’è anche qualcosa di mio. Ma ho tante altre recensioni non scritte. Lo sappia chi manda i libri e aspetta. Il suo libro, se ha detto qualcosa, rispunta prima o poi in qualche articolo. E.P. |