Cambise, Socrate e Berlusconi
«Da ogni punto di vista è per me evidente che Cambise era in preda a grave follia perché altrimenti non avrebbe preso a schernire religioni e costumi. Infatti, se uno facesse a tutti gli uomini una proposta invitandoli a scegliere le usanze migliori di tutte, dopo aver ben considerato ognuno sceglierebbe le proprie: a tal punto ciascuno è convinto che le sue proprie usanze sono di gran lunga le migliori di tutte» (Erodoto, Storie, III 38).

Più di 2.500 anni separano Berlusconi da Cambise, ma le riflessioni di Erodoto sono attualissime. Nascono nella Grecia di Pericle, luogo d’incontro e di scontro di culture diverse.

È in quel mondo che un certo Cherofonte, alla ricerca di certezze, interroga l’oracolo per sapere chi sia il più sapiente tra maestri tanto diversi. La Pizia indica Socrate, il distruttore di certezze, il maestro del dubbio. Socrate, sorpreso, visita i sapienti più noti, saggia la loro consistenza e capisce: il suo primato è per sottrazione, per mancanza non per vantaggio di sapere.

Socrate sa di non sapere, è senza presunzione e convinto che solo nel dialogo, nell’incontro disarmato e disarmante con l’altro si possa arrivare alla verità.

Socrate può insegnarci a vivere gli attuali scontri di cultura evitando sia la tendenza fondamentalistica e violenta che quella opposta del relativismo nichilista, a guardare l’altro senza presunzione e senza paura, ma con la passione della ricerca.

L’Occidente può socraticamente guadagnarsi il primato culturale, liberandosi dalla presunzione della propria superiorità, interrogandosi sul valore dei propri valori, provando a guardare il rovescio del proprio progresso.

Berlusconi pensa che la miglior risposta ai fondamentalismi aggressivi sia la coscienza del valore superiore delle proprie fondamenta. Assomiglia a Cambise e merita la lezione di Erodoto.

Socrate è però andato oltre Erodoto: al di là dei fondamenti verso la verità del dialogo.

Giuseppe Bailone


 
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