OCCIDENTE
Forse è troppo tardi
Forse è troppo tardi. La distruttività globale, nelle armi, nella violenza strutturale, nell’odio, è 
arrivata ad essere troppo alta. La superbia occidentale e la risposta della «collera dei poveri» (Paolo VI) hanno forse raggiunto un’acme esplosiva. L’offesa continuata, l’esclusione sistematica, il disprezzo civile e l’odio che hanno prodotto, ideologizzato e armato specialmente da un uso politico dell’Islam, sono arrivati ad un livello troppo alto. Forse non c’è più rimedio. 

Il sintomo più grave è che la maggior parte degli americani degli Stati Uniti e dei paesi satelliti si chiedano spaesati, nell’ignoranza più globale: «Ma perché ci odiano?». I popoli incoscienti sono perduti.

Eppure... Forse siamo in tempo, se Dio ci aiuta a capire. Penso a Benedetto Calati (il grande monaco camaldolese, morto lo scorso 21 novembre) e al suo Gregorio Magno, di cui ha studiato l’opera per tutta la vita. Calati valorizzava la coraggiosa illuminata intuizione di quel papa monaco (590-604), impregnato di cultura romana: era finita Roma, ma non era finita la storia, bisognava passare ai barbari, all’altra umanità, offrire loro il vangelo, accogliendoli con i loro costumi. 

Leggeva la Bibbia e la spiegava al popolo di Roma, ed agli stessi immigrati barbari, facendosi aiutare da loro a capirla, non come libro di una cultura antica, ma come una Parola che si attua nel tempo, nella storia di tutta l’umanità chiamata da Dio, che cammina con gli uomini, a realizzare su ogni cosa il primato dell’amore. È nell’oggi, nel concreto storico quotidiano, che il Vangelo si compie. Calati sottolineava che, dunque, il nodo del cristianesimo, oggi che i popoli si incontrano, sta nel dialogo interreligioso. 

La comprensione profetica di Gregorio, e di Calati sulla sua scia – «La Scrittura cresce con chi la legge», ripeteva il secondo citando il primo – li apriva entrambi al presente e al futuro, alle civiltà nuove portando il tesoro delle antiche.

Il monaco missionario Agostino, da Gregorio papa inviato tra gli Angli, gli chiedeva: «Dobbiamo portare gli usi di Roma?». Gregorio rispondeva: «No, adotta gli usi degli Angli». Il problema erano certi usi di convivenza con mogli di fratelli, ecc., problemi del genere di quelli che pone oggi l’inculturazione del cristianesimo in Africa e in altre “periferie”, secondo l’Occidente, del mondo. Gregorio diceva ad Agostino: «Usa pedagogia e buon senso, e non rifiutare l’Eucarestia».

Forse siamo perduti. Forse è troppo tardi. Forse no. Ma il passaggio è stretto, tra una fine e un principio. Capitini aveva visto in anticipo: «La nonviolenza è il varco attuale della storia».

Enrico Peyretti 


 
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